Matteo (330x304)

Di Luisa Urbani

Pubblichiamo la settima intervista ai giovani che frequentano la notte in Riviera.
Questa settimana abbiamo intervistato Matteo Cosenza di Grottammare.
Leggi le prime sei interviste.

– Continua la nostra inchiesta fra i giovani della notte, un’intervista forte e personale

–  Le interviste ai giovani della notte di Luisa

– Terza intervista ai giovani della notte, da leggere per entrare in uno spaccato del mondo giovanile

– I giovani della notte e il rapporto con la fede, le interviste di Luisa

– I giovani della notte e il rapporto con la fede, ne parliamo con Bianca

– I giovani della notte e il rapporto con la fede, ne parliamo con Enrico

RIVIERA – Oggi Intervistiamo Matteo un giovane laureando in Matematica e residente a Grottammare.

Quali sono i tuoi sogni?
Messo da parte il sogno di diventare un calciatore, oggi come oggi mi “accontento” di un sogno che può sembrare banale, ma non lo è affatto: la felicità.
E con felicità intendo quella mia e quella del prossimo, a livello familiare, professionale e civile. Una vita soddisfacente è quella in cui riesci sia in casa che nel luogo di lavoro che da cittadino a lasciare il segno positivo nelle persone intorno a te.

Che lavoro fai/vorresti fare?
Studio all’università per riuscire, finalmente dopo oltre 20 anni da “alunno”, a passare dall’altra parte della cattedra e guadagnarmi lo sguardo di terrore che solo un professore di matematica sa incutere. Purtroppo secondo me c’è bisogno di cambiare la concezione che si ha di questa disciplina, troppo spesso tacciata di eccessivo tecnicismo. È una materia, secondo me, che regala perle di fantasia e bellezza incredibili.

Come vivi il fine settimana? Cosa fai di solito con gli amici?
Non sono amante dei luoghi affollati, non li frequento.
Spesso ci si ritrova con i soliti amici, in luoghi più tranquilli, a parlare dei problemi del mondo: cultura, politica, futuro…
Discussioni spesso stimolanti, che danno spunto al mio blog personale (http://mignoland.blogspot.it/) e che mi danno fiducia nella speranza per un futuro migliore, constatando che tra i cosiddetti “giovani di oggi”, spesso visti come tutto ballo e sballo, in realtà hanno tra di loro gente brillante e capace di far lavorare la testa.

Credi in Cristo? Raccontaci degli episodi / esperienze personali che ti han portato a credere o meno
Come la maggior parte dei ragazzini la mia esperienza “religiosa” (tra virgolette perché ovviamente ne aveva soltanto una parvenza ufficiale) ha avuto uno stop dopo il ricevimento della Cresima. La mia fortuna è stata l’estate di qualche anno dopo, in cui mancando un educatore per un campo scuola, mi è stato proposto di farne parte.
Da lì è cominciato un percorso di nuovo e vero avvicinamento al mondo parrocchiale, facilitato anche dal fatto che stare in mezzo a bambini e ragazzi mi rallegra da morire.
Ad oggi, ogni sabato, mi diverto con una classe di catechismo.
Penso che l’avermi dato la possibilità di avvicinarmi a Cristo grazie all’esperienza che più mi diverte e mi intriga non possa essere frutto del caso.

Partecipi alla Messa? Motiva la tua risposta
Sì, la fatica dello svegliarsi presto la domenica mattina è compensata dalla responsabilità del gruppo di catechismo, anche qui sicuramente non per caso.
Anche se attorniati da un gruppo di piccole pesti si riceve il messaggio di Cristo filtrato da urla, chiacchiere e scambi di figurine, è di grande aiuto anche nella vita di tutti i giorni.
Certi insegnamenti e modi di ragionare non può darteli nessun altro.
Sono troppo moderni e rivoluzionari per essere insegnati dalle classiche istituzioni.

Hai altro da aggiungere riguardo il rapporto giovani-fede?
Non è un rapporto semplice.
Io mi ritengo un privilegiato, perché ho avuto il modo di inserirmi e di approcciarmi col mondo della fede facilitato da un’esperienza stimolante.
Però mi rendo conto che è sempre più un rapporto difficile da intraprendere, per colpe non solo dei sopracitati “giovani d’oggi”.
Spesso, tra il serio e la provocazione, metto tra i traguardi personali da raggiungere due sopra tutti gli altri: diventare Ministro dell’Istruzione e, a fine carriera, Papa.
Questo per far capire come quanto secondo me deve essere riformato e riveduto nei due campi che per me sono i più importanti, e per farlo mi metterei nelle mani della persona di cui mi fido di più: me stesso.
Per parlare solo del mio futuro pontificato, ci sono da rivedere molte chiusure mentali (esempio scandali interni) che alla lunga stanno portando un allontanamento del mondo giovanile da quello religioso.
È vero che si dovrebbe poter separare la fede dall’istituzione che la “gestisce”, ma non è semplice.
Il mondo sta evolvendo.
La cultura di massa permette a chiunque di farsi una mezza idea su qualunque argomento, e alcune posizioni ancorate ad usi e costumi di secoli fa sono anacronistiche e dannose.
Il nuovo Papa ha portato una ventata d’aria nuova, nello stile e nelle parole.
Che sia un buon punto di partenza. Magari non ci sarà bisogno del mio intervento.

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