“In Asia si deve andare”: sono le parole di Papa Francesco nell’intervista ai giornalisti durante il volo di ritorno da Rio de Janeiro.
Era il 28 luglio 2013. In quell’occasione il Pontefice aveva ribadito l’importanza del continente asiatico e la sua volontà di visitarlo. Benedetto XVI, infatti, è stato in Australia, Europa e America, ma “non ha avuto tempo di andare in Asia, ed è importante”.
Presto detto. Anzi, fatto.
Papa Francesco, secondo quanto comunicato ieri dalla Sala Stampa della Santa Sede, “accogliendo l’invito del presidente della Repubblica e dei vescovi coreani, compirà un viaggio apostolico nella Repubblica di Corea dal 14 al 18 agosto 2014, in occasione della Sesta Giornata della gioventù asiatica, che si svolgerà nella diocesi di Daejeon”. Dei segnali chiari in questa direzione c’erano già stati nei mesi e nelle settimane scorse: il 26 agosto 2013, in occasione del “mese dei martiri coreani”, 103 santi locali testimoni della fede del XIX secolo, il Papa ha inviato una lettera all’arcivescovo di Seoul, monsignor Andrew Yeom Soo-jung, auspicando che l’esempio dei martiri aiuti a ravvivare la fede dei cristiani della Corea; il 13 gennaio 2014, durante il discorso al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, il Papa ha voluto ricordare il 50° anniversario delle relazioni diplomatiche tra il Vaticano e la Corea del Sud chiedendo a Dio la riconciliazione con la Corea del Nord, “con l’auspicio che, per il bene di tutto il popolo coreano, le Parti interessate non si stanchino di cercare punti d’incontro e possibili soluzioni”; infine, il 22 febbraio scorso, il Pontefice ha creato cardinale lo stesso arcivescovo di Seoul, mons. Andrew Yeom Soo-jung, confermando, con questa decisione, la sua volontà di allargare i confini geografici del Collegio cardinalizio guardando anche alle Chiese più giovani come quella coreana.
Un viaggio voluto, desiderato, questo di Papa Francesco, che ha significativamente scelto di partecipare alla Sesta Giornata della gioventù asiatica. Un appuntamento dei giovani asiatici da dove parlare non solo alla Corea del Sud ma ai popoli dell’intero Continente che nella visione di Giovanni Paolo II – che pure visitò la Corea due volte, nel 1984 e nel 1989 – doveva essere “il continente del terzo millennio”. Si legge, infatti, nell’Esortazione apostolica “Ecclesia in Asia” (6 novembre 1999), “come nel primo millennio la Croce fu piantata sul suolo europeo, nel secondo millennio su quello americano e africano, nel terzo millennio si potrà sperare di raccogliere una grande messe di fede in questo continente così vasto e vivo”. A partire proprio dalla Corea del Sud, magari, che dalla visita del Papa potrebbe ricevere anche quello slancio necessario a ristabilire giusti rapporti, ora difficili e tesi, con i vicini del Nord, anche in vista di una riunificazione della Penisola. E, chissà, anche con la vicina Cina, dove il tema del rispetto dei diritti umani, della libertà religiosa, mette a dura prova la vita dei tanti fedeli cristiani, semi preziosi nel campo sterminato dell’ateismo di Stato.
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