La tecnologia chiude l’uomo in riserva. La cittadina statunitense di Green Bank non sarebbe che un puntino di 147 abitanti sulla cartina degli Stati Uniti, ma questo villaggio del West Virginia ha una caratteristica che lo rende unico: è posto all’interno di un’area di 33.600 chilometri quadrati priva di qualunque interferenza elettromagnetica perché ospita il più grande radiotelescopio orientabile del mondo. L’esigenza di “quiete elettromagnetica” del radiotelescopio fa sì che telefonate, email, messaggi, wi-fi siano del tutto banditi rendendo Green Bank il rifugio ideale per gli statunitensi in fuga dall’invadenza delle comunicazioni senza fili. In meno di dieci anni lo sparuto manipolo di abitanti è quasi raddoppiato con l’arrivo di 36 nuovi residenti, tutti in fuga dalle Oem, accusate di provocare danni alla salute.
I rifugiati sostengono di essere affetti da “ipersensibilità elettromagnetica”, una condizione fisica per cui l’esposizione alla radiazione elettromagnetica provocherebbe disturbi dal mal di testa, alle bruciature, al dolore cronico. Una patologia che nel mondo è riconosciuta come tale dalla sola Svezia e non dall’Organizzazione mondiale della sanità. Una persona racconta addirittura di aver vissuto per anni in una vera e propria gabbia di Faraday costruita su misura dal marito, prima di cercare riparo, ironia della sorte, all’ombra di un radiotelescopio.
Del resto altrettanto ironicamente Green Bank è sita nella terra che fu di Pocahontas e degli indiani Powhatan. La storia si ripete e come le popolazioni autoctone d’America furono cacciate dalla propria terra dai coloni europei, allo stesso modo, senza bisogno di attendere l’avvento di fantascientifici androidi, già ora smartphone, tablet, wi-fi e portatili costringono altre persone a trasferirsi in una riserva.
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