Trascrizione di Simone Incicco e di Padre Gabriele di Nicolò
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SANT’EGIDIO ALLA VIBRATA – Pubblichiamo la riflessione del nostro Vescovo Carlo pronunciata a Sant’Egidio alla Vibrata in occasione della prima stazione quaresimale “Andate ora ai crocicchi…”
Dopo la lettura del brano del Vangelo dell’incontro di Gesù con il giovane ricco il Vescovo Carlo ha così commentato: “In una parte abbiamo Gesù che va verso la folla e dall’altra abbiamo questo giovane che si stacca dalla folla.
Il giovane non sta soltanto ad ascoltare, si stacca per un incontro a tu per tu con il Signore; ciò deve avvenire anche per noi, perché i nostri desideri possano trovare attraverso di lui una risposta.
Andare verso di Lui e interrogarci, cioè aprire il nostro cuore e dirgli quello che ci sta nel profondo, quanto teniamo lì, come ci dicevano i giovani in piazza.
Le altre cose diventano secondarie, sono lì, non spariscono, ma non sono quelle che ci danno qualcosa che tocca il nostro profondo.
“Maestro, maestro buono”… questo giovane riconosce in Gesù il maestro. Riconosce in Lui un maestro di vita.
La domanda vera è: “a quali maestri di vita noi ci rivolgiamo?”
Non tutti sono maestri di vita allo stesso modo e non tutti sono maestri di vita: ci sono anche maestri di morte.
Allora è saggezza sapere a chi dobbiamo rivolgerci.
Scusate, quando noi siamo ammalati ci rivolgiamo per curarci a qualsiasi persona o ci rivolgiamo allo specialista? Quel medico è bravo, quel medico è capace?
Come mai per la nostra vita spirituale non cerchiamo i veri maestri e ci fermiamo al primo maestro che incontriamo, che si proclama tale e che magari non è maestro per niente affatto?
Dobbiamo chiedercelo perché, se vogliamo fare un cammino di vita che sia serio, dobbiamo andare dove le risposte vere ci sono.
Questo giovane lo ha individuato: è Gesù il maestro, lo chiede a lui e lo fa.
Coraggioso questo giovane.
I giovani sanno essere coraggiosi, basta che noi li aiutiamo e possono fare cose grandi con le loro fatiche.
Qui ne abbiamo un esempio.
Quale è la domanda? “Che cosa devo fare di buono per avere una vita che non sia sprecata che non si ritrovi in vicoli chiusi?” Non chiede poco.
Non basta desiderare. Questo giovane, con dentro di se un entusiasmo, capisce che deve far qualcosa per questo suo desiderio, cerca di dargli sostanza.
Non bastano le buone intenzioni per una buona vita.
Dobbiamo fare delle scelte anche impegnative, perché sennò il desiderio resta una pia illusione.
“Cosa devo fare?” “Gesù, su cosa mi devo impegnare?” “Su cosa devo puntare?”
Questa è la domanda fondamentale della vita.
Dopo la discesa dello Spirito Santo molti che ascoltano gli Apostoli domandano a Pietro: “Che cosa dobbiamo fare?”
La vita Cristiana non è fatta solo di sentimento, non è fatta solo di emozioni, non perché i sentimenti e le emozioni siano qualcosa di negativo, ma perché è fatta di vita.
Gesù cosa risponde?
Guardate carissimi, quando noi apriamo il nostro cuore a Gesù, Gesù ci prende sul serio. Non ci lascia da soli. Gesù prende sul serio anche il giovane: “Carissimo tu conosci i comandamenti”… il giovane non era uno sprovveduto, conosce i comandamenti e Gesù glieli ricorda.
Per far si che la nostra vita sia bella la prima regola sono i comandamenti. D’altra parte se ci uccidiamo, se ci imbrogliamo, se ci odiamo gli uni gli altri, come può essere la nostra vita?
Sant’Agostino diceva: “Il primo passo perché nasca la civiltà è che impariamo a non farci del male gli uni gli altri”.
In fondo questi sono i comandamenti: vuoi la vita? questa è la strada! mettiti su questa strada! è una strada sicura.
Siamo sicuri che i comandamenti sono i fondamenti della nostra vita o pensiamo che dobbiamo seguire i falsi maestri che dicono che sono cattivi?
I comandamenti sono la strada fondamentale.
Il giovane afferma: “ma io tutte queste cose le ho osservate”.
Che giovane! Poter dire che ha osservato i comandamenti e li ha osservati veramente: caspita!
La sorpresa non è questa però, la sorpresa è che Gesù non ne è contento.
Non bastano i comandamenti!
Non gli bastano non perché siano qualcosa di negativo, ma perché sono solo la strada, ma la strada non è la vita.
La strada va percorsa perché quando si deraglia sono dolori. Ma non è la vita!
Il giovane risponde a Gesù: “Tutte queste cose le ho osservate”, e dentro di se c’è un desiderio di qualcosa di più grande. Che cosa manca?
Gesù lo prende di nuovo sul serio, capisce il giovane: “lo guardò e lo amò!”
Gesù allargò il suo cuore e gli disse: “ti manca ancora una cosa se vuoi essere perfetto. Va vendi quello che possiedi dallo ai poveri e avrai il tesoro nel cielo. Vieni e seguimi”.
Gesù sta dicendo sinteticamente questo. Non basta non fare il male.
Non fare il male non ci riempie la vita. Perché è un non fare.
Gesù infatti ci dice che va bene seguire i comandamenti, ma per qualcosa di più grande, bisogna aprirsi all’amore.
Il non fare è un non vivere.
Non ho rubato, non ho ucciso, non ho tradito mia moglie: bravo, ma non è questa la vita.
Ad esempio: basta non tradire tua moglie per fare un buono matrimonio?
Ma come ami tua moglie? Come ami tuo marito?
Se vuoi essere perfetto, dai! Non aspettare solo di ricevere.
Se vuoi vivere, non chiuderti su te stesso, dona la tua vita, dalla ai poveri: “vieni e seguimi!”
Occorre capire che non basta avere, noi abbiamo le potenzialità per essere di più, per donare di più, questa è la vita. Quando abbiamo capito questo, che donare è la vita, allora abbiamo capito Gesù, allora abbiamo capito la perfezione, lì noi abbiamo veramente la felicità!
Questa è la risposta di Gesù: Impara a donarti!
La perfezione non sta nel venire in Chiesa.
Certo che venire in Chiesa va benissimo, ci mancherebbe!
Ma se il nostro venire in Chiesa non è seguire Gesù e donare noi stessi, se il nostro venire in chiesa è come dire: “Adesso sono a posto”, e non è per seguire il Signore Gesù, allora ci manca ancora qualcosa. Ecco quale è il cammino quaresimale.
Imparare a staccarci sempre di più da noi stessi per vivere la carità.
È un cammino che non è facile, che talvolta genera quelle resistenze che sentiamo dentro di noi.
Ma questo è il modo pieno per seguire Gesù, per vivere la felicità
Il cammino di questo giovane: “udita questa parola se ne andò triste!”
Troppo attaccato alle proprie ricchezze e a se stesso, purtroppo quel cammino che aveva iniziato benissimo e che manifestava un desiderio grande si è chiuso perché non ha avuto l’ultimo coraggio di seguire Gesù fino in fondo.
Il nostro cammino quaresimale è fatto appunto perché attraverso questo noi non dobbiamo fermarci a metà.
Perché, invece di interrogare Gesù e di andarcene tristi, possiamo avere la felicità che è la Pasqua di quel Gesù che ha donato tutto se stesso fino alla fine e che ha ricevuto dal Padre la gioia piena della vita nuova del risorto. Camminiamo insieme a Gesù perché quella vita piena e felice del risorto sia la nostra vita.
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