Sulla delicatissima, preoccupante, potenzialmente esplosiva situazione russo-ucraina, specie dopo il voto secessionista della Crimea, si sono già pronunciati i politici di mezzo mondo e autorevoli commentatori. Una nuova “guerra fredda”, di cui nessuno avvertiva la mancanza, si sta materializzando tra Simferopoli, Mosca, Kiev, Bruxelles, Berlino e Washington. Eppure, fra le innumerevoli conseguenze destabilizzanti di quest’annessione territoriale da parte del minaccioso “orso russo”, alcune sono state inspiegabilmente taciute. Perché questi complici silenzi?
Procediamo per paradossi, che tanto paradossali non sono.
Il primo silenzio riguarda lo svolgimento del referendum tenutosi in Crimea. Dove, va riconosciuto, la libera volontà popolare si è democraticamente espressa. Infatti sulla scheda, scritta solamente in russo tardo gotico, era chiaramente espresso il quesito: “Vuoi tu che la Crimea aderisca alla Federazione russa, sì o sì?”. Una domanda chiara, esente da possibili equivoci, intellegibile per ciascun cittadino; altro che i complicati sistemi elettorali occidentali, “altro che il porcellum”, si è spinto a dire un alto esponente della nomenklatura di Sebastopoli. Se poi si rammenta che, per garantire la trasparenza, le urne erano appunto trasparenti, consentendo a chiunque di verificare l’espressione del voto su ciascuna scheda, si comprende meglio la democraticità del voto crimeano.
Secondo punto. La libera scelta dei cosacchi ha innescato una virtuosa escalation politica in ogni angolo d’Europa: il no a Kiev e il sì a Mosca ha ridato positivo vigore all’autodeterminazione dei popoli oppressi d’Europa, a tante minoranze finora sopraffatte dagli Stati nazionali centralizzatori. Così, ad esempio, a Busto Arsizio è nato un comitato per l’annessione al Canton Ticino (che pare abbia però già avuto un “no grazie” da Bellinzona e Lugano); i napoletani rimasti fedeli ai Borboni chiedono di votare per ricongiungersi al Regno di Spagna; in Bretagna si invoca l’annessione alla Gran Bretagna (che appare logica a chiunque). Addirittura i tifosi di Milan e Inter, superate rivalità secolari, vorrebbero esprimersi democraticamente per unire i due club e strappare finalmente lo scudetto alla Juventus.
Non ultimo, il terzo grande silenzio. L’Europa imporrà sanzioni a Mosca, che si annunciano particolarmente severe. È ormai certo, infatti, che a Vladimir Putin sarà interdetto l’ingresso alle Terme di Ischia; agli oligarchi “sovietici” nessun ristorante di Bruxelles servirà “moules-frites”, ossia cozze e patate fritte, piatto nazionale belga (per questo si teme un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo). Ma, soprattutto, la Comunità internazionale è fermamente orientata alla sanzione più dura: in tutte le terre di Russia saranno vietati i concerti di Romina e Al Bano. La mano pesante di quest’ultima misura potrebbe in effetti far tornare Putin sui suoi passi.