Di Maria Chiara Biagioni
Paura e preoccupazione. Sono questi i sentimenti che più serpeggiano tra i cattolici di Crimea il giorno dopo il referendum. Eppure non smettono di affidarsi alla preghiera e di continuare a credere nel miracolo della pace perché “è Dio a governare e guidare la storia”. Come prevedibile, ieri il 95,6% delle preferenze ha detto sì all’annessione alla Russia e il Parlamento oggi ha proclamato la Repubblica di Crimea come Stato sovrano indipendente nel quale la città di Sebastopoli ha uno status particolare e ha chiesto a Mosca di fare entrare la Repubblica di Crimea in qualità di nuovo soggetto della Federazione Russa con lo status di Repubblica.
Il miracolo della pace. Il telefono del vescovo ausiliare della diocesi cattolica di Odessa-Simferopoli, responsabile per la Crimea, monsignor Jacek Pyl, è sempre acceso. Anche oggi, nel giorno in cui si contano i risultati di un referendum che ha decretato la separazione della Crimea dall’Ucraina. In uno stentato francese, racconta da Simferopoli che ieri alla fine della Messa domenicale e di fronte al Santissimo Sacramento, ha affidato la Crimea e tutte le persone e i popoli che la abitano, alla protezione del Cuore immacolato di Maria. In attesa dei risultati “ufficiali” del referendum, la Chiesa cattolica – dice – non farà dichiarazioni politiche perché non è missione della Chiesa fare analisi di questo tipo. Ma chiede l’aiuto e il sostegno spirituale nella preghiera e nel digiuno quaresimale alle Chiese sorelle europee. Avete paura, siete preoccupati? “Mi sento – confida il vescovo, quasi sorpreso della domanda ‘retorica’ – come Gesù nel giardino del Getsemani. Prego e vivo nella speranza”. “Nella situazione in cui ci troviamo – prosegue il vescovo ausiliare – abbiamo bisogno di aiuto e supporto spirituale, chiediamo preghiera e digiuno in questo periodo di Quaresima perché abbiamo bisogno di un miracolo. Ma abbiamo anche fede e la speranza che Dio governa la storia e guida anche questa situazione. Per la nostra fede, noi confidiamo nella Provvidenza di Dio, che tutto ciò che avverrà, sarà sua volontà e non la volontà di governanti e re. È Dio che governa la storia”. Poi il vescovo lancia un appello alla pace: “Cerchiamo innanzitutto la pace interiore, la pace nei cuori e la pace nelle famiglie. Il comandamento dell’amore di Gesù che è l’amore al prossimo, è la sorgente della vera pace e della pace tra le nostre famiglie”.
L’incontro di Sua Beatitudine Shevchuk con Papa Francesco. Lo sguardo di mons. Pyl si rivolge poi a Roma dove – ci dice – Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, arcivescovo maggiore della Chiesa greco-cattolica di Ucraina, ha incontrato in mattinata Papa Francesco e il segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin. Che cosa vi aspettate dal Papa? “Aiuto spirituale. Ieri nella preghiera al Cuore immacolato di Maria, abbiamo rinnovato la nostra fedeltà a Papa Francesco. Siamo con lui. Per noi la preghiera del Papa è molto importante”. Più volte Francesco si è pronunciato, anche durante gli Angelus, per la pace e il dialogo in Ucraina. E quando nelle settimane scorse aveva incontrato l’arcivescovo Shevchuk nell’ambito dei lavori di segreteria per il Sinodo sulla famiglia, gli aveva detto: “Coraggio”.
La situazione dei preti greco cattolici di Crimea. La situazione dei sacerdoti greco cattolici in Crimea non è facile. È il dipartimento d’informazione della Chiesa greco cattolica di Ucraina a confermare il rapimento e il rilascio dopo poche ore di un sacerdote, padre Mykola Kvych: era stato prelevato sabato pomeriggio da uomini armati dalla chiesa dell’Assunzione nella città di Sebastopoli in cui era parroco e portato via in macchina verso una destinazione sconosciuta. Poi il suo rilascio. Ma la Chiesa greco cattolica fa sapere che, secondo quanto riferito dal dipartimento per la cura pastorale delle forze armate, nel mese di marzo più di un sacerdote della Chiesa greco cattolica ha ricevuto minacce, a parole e per iscritto, ed è stato invitato a lasciare il territorio di Crimea. Forte preoccupazione per l’escalation della situazione anche in altre regioni e province dell’Ucraina, è stata espressa dal vescovo di Odessa-Simferopoli monsignor Bronislav Biernacki. “La situazione ora è estremamente pericolosa – ha detto – e noi tutti speriamo che le forze politiche occidentali possano fermare Putin”.