Da Zenit di Salvatore Cernunzio
“La dignità dell’uomo è collegata al lavoro”. Pertanto, qualora venisse a mancare l’occupazione, viene meno anche la dignità dell’uomo. È un duro sillogismo quello di Papa Francesco, che risulta ancora più crudo in una realtà come quella italiana dove il 42,4% dei giovani è vittima della disoccupazione, e 6 italiani su 10 si dichiarano disposti addirittura a lavorare per la mafia, pur di non dover fronteggiare la crisi.
Per questo il Pontefice ha voluto incontrare ieri, in Aula Paolo VI, ai 7.500 lavoratori delle “Acciaierie di Terni”, tra operai e dirigenti e le loro famiglie. Il 130° di fondazione dello stabilimento industriale umbro è stato infatti l’occasione per esprimere la piena vicinanza della Chiesa al mondo del lavoro. E anche per lanciare un forte appello a garantire ad ogni cittadino un lavoro onesto e dignitoso.
Accolto da una ‘ola’ e dall’indirizzo d’omaggio di mons. Ernesto Vecchi, vescovo di Terni-Narni-Amelia, il Santo Padre ha ribadito la necessità di“riaffermare che il lavoro è una realtà essenziale per la società, per le famiglie e per i singoli”. Esso, ha aggiunto, “riguarda direttamente la persona, la sua vita, la sua libertà e la sua felicità”.
È proprio il bene della persona umana, infatti, “il valore primario del lavoro”, realizzando l’uomo “come tale, con le sue attitudini e le sue capacità intellettive, creative e manuali”. Deriva quindi che il lavoro “non ha soltanto una finalità economica e di profitto, ma soprattutto una finalità che interessa l’uomo e la sua dignità”, ha ribadito il Pontefice.
E ha avvalorato la sua ‘teoria’ riferendo a braccio di un suo dialogo con alcuni giovani operai senza lavoro, che gli hanno detto: “Ma, Padre, noi a casa – mia moglie, i miei figli – mangiamo tutti i giorni, perché alla parrocchia o al club o alla Croce Rossa ci danno da mangiare. Ma, Padre, io non so cosa significa portare il pane a casa, e io ho bisogno di mangiare, ma ho bisogno di avere la dignità di portare il pane a casa”.
“È questo, il lavoro! E se manca il lavoro questa dignità viene ferita!”, ha rimarcato quindi con vigore il Santo Padre. L’uomo “disoccupato o sottoccupato – ha proseguito – rischia, infatti, di essere posto ai margini della società, di diventare una vittima dell’esclusione sociale”. E l’aspetto più triste è che oggi sono proprio le nuove generazioni i capri espiatori di questa crisi, sempre più disoccupati, sempre più esclusi. Tanto che spesso, ha osservato amaramente il Papa, “scivolano nello scoraggiamento cronico o peggio nell’apatia”.
Ma questa piaga non riguarda solo l’Italia: “Il gravissimo problema della disoccupazione” interessa diversi Paesi europei, ha denunciato il Pontefice. A conseguenza “di un sistema economico che non è più capace di creare lavoro, perché ha messo al centro un idolo, che si chiama denaro!”.
Il richiamo va allora ai “diversi soggetti politici, sociali ed economici”, perché favoriscano “un’impostazione diversa, basata sulla giustizia e sulla solidarietà”. Soprattutto “la solidarietà”, ha ribadito Bergoglio, che oggi sembra quasi “una parolaccia”, “esclusa dal dizionario”. Essa è fondamentale, invece, per assicurare a tutti una possibilità di lavoro, e insieme alla “creatività”, sono gli unici “strumenti” per far fronte alla fase di grave difficoltà che investe il mondo attuale.
“La creatività di imprenditori e artigiani coraggiosi”, che “guardano al futuro con fiducia e speranza”, ha detto il Papa. E la solidarietà fra le diverse componenti della società, “che rinunciano a qualcosa, adottano uno stile di vita più sobrio, per aiutare quanti si trovano in una condizione di necessità”.
Una vera e propria sfida, insomma, che “interpella tutta la Comunità cristiana”. E la Chiesa intera – ha evidenziato il Pontefice – “è impegnata in una conversione pastorale e missionaria”, dove “l’impegno primario è sempre quello di ravvivare le radici della fede”. Perché la fede, ha spiegato Francesco, “è in grado di arricchire la società grazie alla carica di fraternità concreta che porta in sé stessa”.
Se accolta “con gioia, vissuta a fondo e con generosità”, la fede può conferire alla società “una forza umanizzante”. Tutti, allora, “siamo chiamati a cercare modi sempre nuovi per testimoniare con coraggio una fede viva e vivificante”, ha insistito il Vescovo di Roma. Ha poi accennato alla storia contemporanea della Chiesa di Terni, che – ha detto – “è inseparabilmente legata alla visita del Beato Giovanni Paolo II alle Acciaierie”.
L’udienza si è conclusa quindi con il forte incoraggiamento del Papa a tutti i lavoratori: “Cari fratelli e sorelle, non smettete mai di sperare in un futuro migliore. Lottate! Lottate per quello! Non lasciatevi intrappolare dal vortice del pessimismo, per favore eh!”. “Se ciascuno farà la propria parte – ha aggiunto – se tutti metteranno sempre al centro la persona umana, non il denaro, con la sua dignità, se si consoliderà un atteggiamento di solidarietà e condivisione fraterna, ispirato al Vangelo, si potrà uscire dalla palude di una stagione economica e lavorativa faticosa e difficile”.