L’acqua spegne la sete, ma accende infiniti appetiti. L’“oro blu”, fonte – il termine non è casuale – della vita, dal forte valore simbolico in tutte le grandi religioni (dall’acqua del Battesimo si rinasce a vita nuova), è divenuto nell’ultimo secolo bene prezioso, specie laddove è carente, come accade in numerose aree del mondo, spesso già segnate da arretratezza e povertà. Anzi, laddove, in Africa o in vaste regioni asiatiche, l’acqua scarseggia per ragioni climatiche e geografiche, la povertà avanza, la miseria ha la meglio sulla speranza di una vita buona. E in quelle aree della Terra l’acqua diviene merce di scambio, motivo di contesa, di lotta, di guerra. Da ricchezza a dramma. I popoli imbracciano le armi: l’acqua così non alimenta il futuro, ma produce la morte.
Eppure l’acqua in sé richiama la vita: disseta, rinfresca, lava; innaffia i campi facendo crescere il grano che sfama, abbevera gli animali… Dove c’è acqua, c’è abbondanza, per l’ambiente e per l’umanità. Fa crescere le foreste, produce energia ed è, essa stessa, via di collegamento, tra città e popoli. L’acqua è oceani, mari, fiumi e laghi.
Negli angoli più fortunati del mondo l’acqua si accumula nei pozzi, sgorga dai rubinetti, zampilla dalle fontane delle piazze. Ad altre latitudini il diritto all’acqua “fa acqua”, non si riesce a garantirne la disponibilità nelle quantità necessarie agli esseri umani, alle esigenze personali, alle attività economiche. Così diventa, appunto, merce di scambio e sorgente di sangue.
Se nel Nord del mondo si discetta sull’acqua “bene pubblico o privato?”, nell’emisfero meridionale prevale l’indebita appropriazione da parte di pochi a danno dei molti. È la legge del più forte.
Il 22 marzo si celebra, come ogni anno, la Giornata mondiale dell’acqua proclamata dalle Nazioni Unite: il tema del 2014 è “Acqua ed energia”, per accrescere la consapevolezza delle strette connessioni tra la prima e la seconda. Ma ormai non è più rinviabile un accordo (una moratoria?) mondiale sull’acqua, sulla sua democratica disponibilità e sulla sua giusta condivisione. Sarà il tema dei temi dei prossimi decenni. Perché si possa brindare, con un sorso d’acqua, al futuro dell’umanità.

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