Di Daniele Rocchi
Un viaggio che ha il suo centro nell’incontro con il patriarca greco-ortodosso Bartolomeo di Costantinopoli e i responsabili delle Chiese di Gerusalemme, a 50 anni dallo storico abbraccio tra Papa Paolo VI e il Patriarca Atenagora di Costantinopoli a Gerusalemme. “Ut unum sint” recita il motto di questo pellegrinaggio che non a caso esprime anche nel logo il desiderio di unità: l’abbraccio fra san Pietro e sant’Andrea: san Pietro il patrono della Chiesa di Roma, sant’Andrea di quella di Costantinopoli. Il programma del viaggio di Papa Francesco in Giordania, Palestina e Israele (24-26 maggio) è stato diffuso oggi (27 marzo) a Gerusalemme e illustrato dal PatriarcaFouad Twal. “Sarà una visita rapida – ha spiegato il Patriarca – il Pontefice visiterà questi tre Paesi, incontrerà i capi di Stato e li incoraggerà a governare in modo giusto per i loro cittadini e a lavorare per superare gli ostacoli che si frappongono sulla strada del bene comune”. Al tempo stesso, ha aggiunto, “il Santo Padre incontrerà coloro che soffrono, come rifugiati e disabili, i sacerdoti e i religiosi, i nostri fratelli e sorelle ebrei e musulmani per fare in modo che si lavori uniti per la giustizia e la pace. La speranza è che il Papa ci spinga sempre più ad essere coraggiosi per rompere le catene dell’odio”.
Il programma. Prima tappa la Giordania dove il Pontefice arriverà il 24 maggio. Dopo l’arrivo ad Amman, il Papa si trasferirà nel Palazzo Reale Al-Husseini per la cerimonia di benvenuto e la visita al re e alla regina di Giordania. Davanti alle autorità del Regno hashemita terrà il primo dei suoi dieci discorsi, mentre all’International Stadium della capitale giordana celebrerà la Messa. Momenti finali della tappa in Giordania saranno la visita al sito del Battesimo a Bethany beyond the Jordan e, nella vicina chiesa latina, l’incontro con i rifugiati e con giovani disabili. Il 25 maggio la seconda tappa, a Betlemme, Palestina, dove il Pontefice arriverà in elicottero. Dopo i saluti di protocollo al presidente palestinese e alle autorità, celebrerà la Messa nella piazza della Mangiatoia e reciterà la preghiera del Regina Coeli. Al termine il Papa pranzerà con alcune famiglie presso il convento francescano di Casa Nova. Nel pomeriggio è prevista la visita privata alla grotta della Natività, cui farà seguito un saluto ai bambini dei campi profughi di Dheisheh, Aida e Beit Jibrin. Al termine il Papa in elicottero raggiungerà prima Tel Aviv e poi Gerusalemme. Nella Città Santa, in serata è previsto un incontro privato con il Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, e la firma di una dichiarazione congiunta. A seguire, nella basilica del Santo Sepolcro, l’incontro ecumenico in occasione del 50° anniversario dell’abbraccio a Gerusalemme tra Paolo VI e Atenagora. L’ultimo giorno, (26 maggio) sarà dedicato a una serie di visite, tra le quali quelle ai leader religiosi ebrei e musulmani, al Muro occidentale, al memoriale dello Yad Vashem, al presidente dello Stato di Israele, Shimon Peres e al premier Benjamin Netanyahu. Prima della partenza Papa Francesco saluterà preti, religiosi e seminaristi, al Getsemani. La Messa con gli Ordinari di Terra Santa, nel Cenacolo, del quale si attende da tempo la restituzione, chiuderà la visita.
Una visita ecumenica. La celebrazione del 26 maggio, nella sala del Cenacolo, ha commentato il custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, “è un’eccezione ma non una novità assoluta. Ordinariamente non vi si celebra. Nonostante questo, in alcun modo può essere intesa come un gesto distensivo israeliano tale da far pensare a una restituzione del Cenacolo alla Chiesa”. Sul Cenacolo, spiega il custode, “c’è già un accordo di principio col Governo. Non si parla di restituzione”. “Giovanni Paolo II – ricorda Pizzaballa – celebrò al Cenacolo con gli Ordinari cattolici, mentre Benedetto XVI pregò lì il Regina Coeli. È stato questo l’appiglio utile per ottenere la celebrazione della Messa nel Cenacolo. Lo stesso Paolo VI non celebrò nel Cenacolo. Abbiamo insistito per questa celebrazione proprio per ribadire che esiste questo diritto e desiderio, ma resta un’eccezione”. Allargando lo sguardo al programma, il custode vede “nel taglio ecumenico la novità di questa visita come testimonia l’incontro al Sepolcro con Bartolomeo I. Cinquanta anni fa, Paolo VI e Atenagora s’incontrarono nella periferia di Gerusalemme. Ora, invece, Francesco e Bartolomeo I saranno in quel Sepolcro che è anche il simbolo delle nostre divisioni. Un segno molto forte che getta le basi per il futuro”. Un viaggio importante ma a rischio a causa degli scioperi del personale del ministero degli Esteri in Israele: “Nessun rischio – dice il custode – non ci saranno né modifiche né cancellazioni”. Sul tema degli scioperi è intervenuto anche padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede: “La preparazione del viaggio sta continuando come previsto. Si è consapevoli che in Israele vi è una situazione di tensione sindacale, ma si auspica che si possano riprendere al più presto i contatti formali con le autorità competenti per l’adeguata preparazione della visita del Papa”.