“Con il Vangelo nelle periferie esistenziali”: è il tema del 37° convegno nazionale delle Caritas diocesane che si aprirà a Cagliari il 31 marzo (fino al 3 aprile). Il titolo, che si collega al magistero di Papa Francesco e pone la povertà e i poveri al centro della riflessione ecclesiale, appare quanto mai di stimolo per le Caritas che a Cagliari sono chiamate a proseguire il cammino svolto a partire dal convegno di Montesilvano (2013) per puntare dritto all’Assemblea ecclesiale di Firenze del 2015 “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”. A monsignor Giuseppe Merisi, presidente di Caritas Italiana, abbiamo chiesto di illustrarci questo appuntamento.
Quali obiettivi si pone l’assise di Cagliari?
“Montesilvano ha aperto un dibattito attorno a ‘verso dove’ sentiamo di dover camminare, ma non ci ha interrogato rispetto al ‘come’ poter arrivare fin lì. Perché lo scenario di futuro intravisto lo scorso anno possa trasformarsi in piste di lavoro più concrete, quest’anno ci lasceremo guidare da altri 3 interrogativi: che cosa lasciare? Che cosa trasformare o ripensare? Che cosa acquisire in più? Suggeriamo che questi interrogativi aiutino a ripensare tutti i luoghi del quotidiano Caritas, a partire dai Centri di ascolto, Osservatorio sulle povertà e le risorse, Caritas parrocchiale e altri percorsi di animazione comunitaria, Opere segno”.
Un tema centrale dei lavori sarà la povertà. Domenica 30 marzo verrà diffuso il Rapporto 2014 della Caritas sulla povertà e l’esclusione sociale in Italia intitolato “False partenze”…
“Il Rapporto 2014 apre una finestra sul fenomeno della povertà in Italia secondo l’esperienza di ascolto, osservazione e animazione svolta dalle 220 Caritas diocesane. All’interno del Rapporto sono riportati i dati del fenomeno (fonte Caritas), le principali tendenze di mutamento, orientamenti e raccomandazioni in tema di politica sociale e coinvolgimento delle comunità locali, ma anche i percorsi di presa in carico, i progetti anti-crisi economica delle diocesi, con i fondi diocesani di solidarietà, una sintesi di una indagine nazionale sulla condizione di povertà dei genitori separati in Italia, i dati sul “Prestito della Speranza”. Nella consapevolezza che – come ha ribadito il cardinal Bagnasco nella prolusione al Consiglio episcopale permanente – ‘la Chiesa non è chiamata a risolvere tutti i problemi sociali, ma a contribuire al meglio nello spirito di Cristo buon Samaritano’, va evidenziato che le 220 Caritas diocesane e i 2832 Centri di ascolto in 4 anni hanno raddoppiato le iniziative anticrisi. Tuttavia si tratta sempre di piccole percentuali rispetto all’entità reale del problema”.
A Cagliari si parlerà anche dell’Assemblea ecclesiale nazionale di Firenze del 2015. Quale contributo potrà portare la Caritas a questo importante evento?
“Il nostro Convegno, prelude all’Assemblea di Firenze e implicherà un percorso di preparazione a più livelli. L’atteggiamento che guida la nostra preparazione è quello cui richiama quotidianamente Papa Francesco: leggere i segni dei tempi e parlare il linguaggio dell’amore di Gesù. Solo una Chiesa che si rende vicina alle persone e alla loro vita reale, infatti, pone le condizioni per l’annuncio e la comunicazione della fede. Le Caritas, quindi, possono portare un duplice contributo al Convegno di Firenze, sottolineando da un lato l’urgenza della rinnovata testimonianza cristiana oggi di fronte alle nuove, gravi, emergenze sociali dettate dalla crisi economico-finanziaria e recuperando dall’altro, nello stile evangelico, i luoghi attuali della solidarietà”.
In programma anche la tavola rotonda “Con il Vangelo al centro dell’Europa”. La ricetta del Vangelo è ancora attuale per risollevare l’Europa?
“Il contesto europeo è sempre più difficile, soggetto a venti di sfiducia e di populismo, dato che le misure di austerità – se non accompagnate da adeguate politiche di sostegno e di sviluppo – rischiano di avere un impatto sempre più negativo sulle vite delle persone povere, e di far cadere molte altre persone per la prima volta in una condizione di povertà. La ricetta del Vangelo senza dubbio può dare un contributo decisivo se declinata attraverso una presenza che sa essere testimonianza credibile, si rivolge ai bisogni emergenti e più scoperti, rafforza la dimensione preventiva e di conoscenza dei diritti; aiuta le persone ad aiutarsi e ad essere protagoniste. In un continente in cui la distanza tra ricchi e poveri diventa sempre più grande e stridente, sono molte le sfide che attendono l’Europa”.
Europa alle prese con la crisi ucraina che rischia di lasciare il segno…
“La crisi in Ucraina deve indurre a serie considerazioni. Se da un lato occorre insistere in Europa per un primato dei popoli, delle persone e non dei mercati, dall’altro il sacrificio anche della vita di molti fratelli ucraini per aderire all’Unione deve farci rendere conto che forse il progetto e l’esperienza in atto, con tutti i suoi limiti e i margini di miglioramento, qualcosa di buono ha prodotto. Infine va detto che anche dal punto di vista ecclesiale l’Europa vive una situazione particolare. Molto resta ancora da fare per l’avvicinamento dei cristiani dell’Europa occidentale agli ortodossi. L’ecumenismo e il dialogo interreligioso sono essenziali per una reale integrazione della Chiesa Cattolica nel centro ed Est Europa”.