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Papa Francesco “Il sacerdozio non è un mezzo d’ascesa sociale”

Papa incontro

Di Luca Marcolivio da Zenit

Il prosieguo delle visite ad limina degli episcopati africani, ha visto oggi l’incontro tra papa Francesco e i vescovi del Madagascar. Ai presuli, il Santo Padre ha espresso il proprio apprezzamento per il “coraggio” e il “perseverante sforzo evangelizzatore” dimostrato da una chiesa ricca di “vitalità” come quella malgascia.

Nonostante le “circostanze difficili”, ha detto il Papa, Dio trasmette una gioia di fare missione che “trova origine nell’incontro personale con Cristo e nell’accoglienza del suo messaggio di misericordia”.

Si tratta di “un’esigenza primaria per gli evangelizzatori che hanno per missione quella di favorire questo incontro del Signore con gli uomini e le donne ai quali sono mandati”, ha spiegato.

Il Pontefice ha lodato l’impegno dei presuli malgasci a cooperare con il loro popolo per “costruire un nuovo avvenire”, dopo alcuni anni difficili dovuti a una grave crisi economica.

A tal proposito, il Santo Padre ha raccomandato ai vescovi di “mantenere buone relazioni con le Autorità” del loro paese e a perseguire l’“unità”, la “giustizia” e la “pace”, rifiutando ogni implicazione che vada “ai danni del bene comune”.

C’è una “connessione intima tra evangelizzazione e promozione umana” che papa Francesco ha riscontrato in particolare nell’“impegno insostituibile” in campo sociale delle diocesi malgasce, specie nel sostegno materiale e spirituale ai poveri.

Le congregazioni religiose, ad esempio, hanno dimostrato un “grande cuore” nella loro “autentica testimonianza” resa all’“amore di Cristo per tutti gli uomini”.

Il Papa ha dunque invitato i massimi rappresentanti della Chiesa del Madagascar a interpellare i loro fedeli “sulla questione della povertà, dovuta in gran parte alla corruzione e alla mancanza di attenzione al bene comune”.

Altro tema affrontato dal Santo Padre, ha riguardato l’educazione ed in particolare il ruolo evangelizzatore della scuola cattolica nei confronti dei suoi allievi e delle loro famiglie, assieme all’auspicio di una scolarizzazione sempre più diffusa che non trascuri le classi meno abbienti. “Possano i cristiani impegnati in campo educativo contribuire a formare le giovani generazioni ai valori evangelici ed umani”, ha aggiunto.

I valori ispirati da Dio che impregnano la cultura malgascia “dovrebbero continuare ad essere trasmessi illuminando l’interno del messaggio evangelico”, in modo che “la dignità della persona umana, la cultura della pace, del dialogo e della riconciliazione” trovino “il loro posto nella società per un futuro migliore”.

Sottolineando il programma di formazione “ambizioso e molto dinamico” delle diocesi malgasce, il Papa ha incoraggiato i vescovi a perseverare su questa strada, sebbene possa sembrare “contraria alla mentalità attuale”. In tal senso va “approfondita” la “preparazione al matrimonio”, viste le “numerose minacce che pesano sulla famiglia, cellula vitale della società e della Chiesa”.

In campo interreligioso, è “urgente” sviluppare un “dialogo lucido e costruttivo” per instradare le comunità lungo la via del bene comune, senza pertanto “mai dubitare del dinamismo della Chiesa, né della sua capacità di convertire i cuori a Cristo risuscitato e a condurre le persone sul cammino di salvezza che esse attendono nel più profondo del loro animo”.

Sono necessarie, ha proseguito Francesco, testimonianze credibili di “coerenza con la fede”: in particolare il sacerdozio e la vita consacrata non vanno visti come dei “mezzi di ascesa sociale” ma come “un servizio di Dio e degli uomini”.

Le virtù della castità e dell’obbedienza vanno “fortemente prese in considerazione” e trasmesse “senza ambiguità” dai formatori dei seminari e dei noviziati.

Il rapporto con i beni temporali, da parte sua, richiede di essere gestito con “prudenza”, poiché “in questo ambito la controtestimonianza è particolarmente disastrosa, in ragione dello scandalo che provoca, in particolare davanti ad una popolazione che vive nella miseria”.

Un’ultima esortazione del Santo Padre ha riguardato l’attenzione alle situazioni specifiche dei sacerdoti, le cui condizioni di vita sono spesso rese difficili a causa della “solitudine”, della “mancanza di ricorse”, della “grandezza del compito”: tutti elementi che li rendono “particolarmente vulnerabili”.