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Connessi, ma non succubi

Di Andrea Casavecchia

L’accesso alla rete web si è moltiplicato in maniera esponenziale. I flussi di informazione e di comunicazione hanno aumentato in modo vertiginoso negli ultimi 13 anni le possibilità di connettersi. È naturale verificare il successo di Internet dato che risponde a una esigenza umana essenziale, quella di entrare in relazione con gli altri e quella di esprimere le proprie idee e le proprie emozioni. Allo stesso tempo è utile interrogarsi sulle modalità di utilizzo di questi strumenti che stanno cambiando le loro forme. Ormai da tempo Internet non è più un mero luogo per inviare posta elettronica oppure per acquisire informazioni da siti istituzionali.
Ogni nuova piattaforma web è diventata social e ha cercato di costruire una piazza virtuale dove far incontrare i propri utenti. Gli stessi media classici sono entrati in rete e si sono integrati così da rivoluzionare i loro palinsesti. Ormai ognuno di noi può scegliere quale programma tv vedere e quando vederlo, può ascoltare una canzone o cercare un libro da leggere. In rete è sufficiente scaricarli. Solo il traffico da dispositivi mobili cresce ogni anno del 67% ci dice un istituto del Politecnico di Milano e l’85% di quelli che accedono al web guardano video on line.
Contemporaneamente il web è diventato una vetrina dove ci si pubblica: si rendono visibili i luoghi che si frequentano, le foto della giornata, il menù della cena al pub con gli amici; si scrivono le emozioni provate dopo un incontro o durante una noiosa riunione di lavoro.
Si prevede che il traffico in rete crescerà di 13 volte in cinque anni e coinvolgerà il 48% della popolazione mondiale. È clamoroso li flusso comunicativo che si riversa e si riverserà su Internet.
Ma come le persone mettono insieme questo nuovo luogo con i luoghi di relazione tradizionali? E soprattutto quali effetti produce sui giovani?
Una ricerca nel Regno Unito, svolta da Opinion Reserch, ha mostrato la diffusione dell’uso di apparecchi ad alta connessione tra gli adolescenti; se ne ricavano due indicazioni da tenere sotto osservazione: nelle famiglie il 65% dei figli minorenni sono liberi di accedere alle autostrade di Internet senza nessun controllo da parte dei propri genitori; inoltre circa il 75% dei ragazzi utilizza smartphone a letto e controllano i messaggi più volte all’ora. Si legge che per i ragazzi può essere normale comunicare con i propri familiari con i messaggini invece che di persona.
Ma quello che colpisce di più è la dipendenza che si è radicata tra gli adulti: il 70% dichiara di non poter rinunciare all’idea di vivere un giorno senza il suo smartphone e circa il 50% preferirebbe perdere la fede nuziale o l’anello di fidanzamento piuttosto che il telefonino.
Emerge con forza allora una nuova esigenza educativa per rendere le persone capaci di vivere nel mondo delle connessioni senza rimanerne completamente succubi. E i primi su cui intervenire forse dovrebbero essere proprio gli adulti.

 

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