Se stiamo attenti, in ogni pagina del Vangelo possiamo scorgere il back-ground socio culturale ebraico di Gesù e questo, lungi dall’essere un esercizio di erudizione, ci permette di penetrare ancora più in profondità il Mistero dell’Incarnazione e di comprendere più pienamente la figura di Gesù ed il suo messaggio.
Vogliamo soffermarci su un episodio fondamentale della vita di Gesù, l’istituzione dell’eucaristia, per leggerlo alla luce della sua cultura ebraica. Gesù ha istituito l’eucaristia in un contesto di liberazione. Infatti, nella notte in cui Gesù fu tradito, egli, come ogni buon israelita, stava festeggiando con i suoi discepoli il memoriale della fuga dalla schiavitù degli egiziani. Questo memoriale avveniva, e avviene tutt’ora presso gli ebrei di oggi, consumando determinati cibi che avevano altrettanti significati durante una speciale cena chiamata “seder (=ordine) pasquale”.
Sulla tavola troviamo questi alimenti: il pane azzimo, 4 calici di vino, il sedano da intingere nell’acqua, le erbe amare, la salsa karoset e l’agnello.
Partiamo dal pane azzimo. Si tratta di pane senza lievito. Racconta il libro dell’esodo che gli ebrei fuggirono di notte, andavano di fretta e non avevano tempo di far lievitare il pane. Fu così che prepararono delle focacce fatte solo di farina, di acqua e di sale.
I calici di vino sono 4 e ognuno di essi ha un preciso significato: col primo si consacra la festa della Pasqua, col secondo si ricorda come Dio ha liberato gli ebrei dall’Egitto, col terzo si ricorda l’agnello che fu immolato per segnalare all’angelo della morte le case degli ebrei, col quarto si ringrazia Dio per avere eletto il popolo di Israele fra tutti i popoli della terra.
Un bastoncino di sedano viene intinto nell’acqua e le goccioline che cadono sulla tavola ricordano le lacrime versate in Egitto.
Un analogo triste significato hanno le erbe amare: ricordano l’amarezza del tempo in cui gli ebrei erano schiavi.
La salsa karoset, fatta di nocciole, fichi secchi, arance e miele, ricorda l’impasto che serviva per fabbricare i mattoni.
L’agnello (oggi sostituito da molte comunità ebraiche col pollo, ma non a Roma) ricorda quello ucciso dagli ebrei per segnalare le proprie case all’angelo della morte. Il sacrificio di questo animale permetteva agli israeliti di salvarsi