Di Gianni Borsa
“È stata una grande sorpresa, di quelle che ti lanciano una sfida, che ti invitano a girar pagina, a ripartire con prospettive diverse”. Monsignor Mansueto Bianchi, vescovo di Pistoia, è stato nominato da Papa Francesco assistente ecclesiastico generale dell’Azione cattolica italiana. Al Sir racconta a caldo la “trepidazione” di questi momenti, invia un pensiero di “grande affetto” alla diocesi che lascia dopo otto anni (“avverto acutamente il disagio e la sofferenza per il distacco da questa diocesi e da questa città che, in larga parte, ha creduto in me, mi ha voluto bene”), mentre ai soci di Ac dedica un messaggio che richiama con forza gli insegnamenti del Pontefice: “Vi dico, a cuore aperto, che non ho molto da donarvi, mentre ho un grande bisogno che voi siate dono per me. Una cosa però penso di averla: la passione per quel progetto di Chiesa che Papa Francesco sta proponendo con la sua parola e la sua persona.
Una Chiesa che intercetta e risponde alle attese più autentiche della gente e si fa riconoscere per lo sguardo carico di simpatia e di partecipazione con cui vede la vita”. Non manca un pensiero al suo predecessore: “Raccogliere la successione di mons.
Domenico Sigalini è impresa davvero difficile, per la sua fede forte e serena, la sua passione per l’associazione, la sua cordiale e calda umanità”.
Una Chiesa che intercetta e risponde alle attese più autentiche della gente e si fa riconoscere per lo sguardo carico di simpatia e di partecipazione con cui vede la vita”. Non manca un pensiero al suo predecessore: “Raccogliere la successione di mons.
Domenico Sigalini è impresa davvero difficile, per la sua fede forte e serena, la sua passione per l’associazione, la sua cordiale e calda umanità”.
Da Pistoia a Roma per un impegno in Ac. Cosa si aspetta assumendo l’incarico?
“Penso che sia un dono, una bella opportunità, mi rimanda al senso della speranza, anche se immagino che comporterà tanto impegno. Questa nomina mi ha aiutato a pensare e a capire che forse il Signore si attende sempre qualcosa di nuovo da noi e la accolgo con questo spirito. Il Signore lega le nostre vite a quelle di tante altre persone e al complessivo cammino della Chiesa. Con l’Ac, poi, si respira una dimensione autenticamente ecclesiale, che credo mi porterà a conoscere tante realtà di Chiesa locale nelle quali è inserita l’associazione”.
L’Ac si avvicina all’Assemblea nazionale che si svolgerà a Roma dal 30 aprile e che si concluderà, il 3 maggio, con l’incontro in Vaticano con Papa Francesco. Lei giunge dunque in un momento clou per la vita dell’associazione, che prevede – mediante la partecipazione democratica dei soci – anche il rinnovo delle cariche.
“Sì, è vero, sarà una full immersion, come un tuffo in piscina senza aver prima misurato la temperatura dell’acqua! Anche per tale ragione è davvero bello e interessante questo nuovo impegno. L’Assemblea nazionale sarà una presa di contatto con un’associazione viva, che conosco. Sarà un’occasione privilegiata per un’esperienza di Chiesa coinvolgente”.
L’Ac, guidata in questi sei anni dal presidente Franco Miano, ha insistito molto sul tema della corresponsabilità. Quale, a suo avviso, il ruolo dei laici nella Chiesa italiana oggi?
“Ritengo che ci sia ancora molto cammino da percorrere su questa strada. Penso che Papa Francesco, con la sua testimonianza e la sua parola, stia trasmettendo un’idea di Chiesa aperta, attenta agli ultimi e alle loro ferite, cordiale e vicina al mondo. È un progetto di Chiesa che guarda al futuro, che ha un futuro. E che per il suo forte respiro missionario è tipicamente laicale. Si aprono a mio avviso grandi spazi di corresponsabilità. Una Chiesa missionaria non può che essere una Chiesa laicale. Aggiungerei che se l’evangelizzazione dell’Europa pre-cristiana si deve molto all’azione dei monaci, l’evangelizzazione dell’Europa post-cristiana si dovrà soprattutto ai laici. C’è bisogno del loro ruolo, del loro protagonismo. E son certo che l’Ac farà la sua parte”.
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