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La lezione dei piccoli

Di Paolo Bustaffa
“Abbiamo coinvolto i bambini delle scuole elementari, abbiamo chiesto di compiere gesti di solidarietà per i compagni che sono in difficoltà perché le loro famiglie sono duramente colpite dalla crisi economica. Non importa quello che si riuscirà a raccogliere ma è davvero incoraggiante la riposta corale dei piccoli. È un segnale di speranza, è un percorso educativo che nella sua semplicità sta coinvolgendo la gente. Stiamo pensando anche agli anziani che, sempre più numerosi, sono in difficoltà economica e spesso vivono in totale solitudine”.
Siamo a Orsenigo, uno dei piccoli paesi della Lombardia. Un volontario racconta. Anche in un’area economicamente sviluppata, la crisi continua a mordere famiglie e persone. Qui Parrocchia e Comune hanno avvertito l’urgenza di assumere una corresponsabilità operosa per dare alcune risposte al disagio e alla fatica di vivere senza lavoro e senza la prospettiva di averne.
Nelle rispettive autonomie le due realtà hanno condiviso la responsabilità di scegliere tra la strada dell’egoismo e quella della solidarietà, tra la strada della rassegnazione e quella dell’impegno, tra la strada della sfiducia e quella della speranza.
Hanno pensato che la scuola elementare potesse essere il primo luogo in cui far nascere un segnale di fiducia. Hanno scelto di partire dai piccoli.
Una scelta che si incontra in altri paesi italiani anche se non interessa una cronaca pronta a raccontare la mediocrità piuttosto che la bellezza del percorso umano e sociale della gente.
Ma senza piccole comunità solidali, senza un territorio dall’identità chiara e aperta, è possibile un Paese, è possibile un’Europa, è possibile un mondo migliore?
La domanda mette a prova la cultura del territorio perché c’è sempre il rischio che un populismo alimentato dalla paura e dai luoghi comuni abbia la meglio su un popolarismo sostenuto dal pensiero e dall’impegno di chi guarda anche oltre la siepe del proprio giardino.
L’esperienza di solidarietà di un piccolo paese di Lombardia, dove i bambini vengono coinvolti in pensieri e gesti grandi, diventa la prova che la crisi può essere vissuta come occasione per ricostruire il tessuto umano di una società e per ritessere relazioni buone tra le persone.
Può essere vissuta come occasione per chiedere scusa alle nuove generazioni degli errori che compiuti da generazioni precedenti ricadono sulle loro spalle e per scrivere con loro una storia nuova dove la solidarietà, la responsabilità personale e sociale si sostituiscono all’indifferenza e al tornaconto individuale.
Un storia nuova in cui le ragioni del popolarismo si misurano con le parole d’ordine del populismo.
Non è di poco conto che a percorrere e a indicare questa strada in Italia siano spesso la comunità cristiana e la società civile in un’alleanza culturale ed educativa che si pone al servizio delle persone, delle famiglie, degli ultimi.
Anche nell’ infinitamente piccolo di una comunità locale la Chiesa rende visibile il suo essere “madre e maestra” in umanità. Il Comune, dal canto suo, con l’iniziativa istituzionale si pone nella stessa direzione e insieme le due realtà pubbliche danno vita a un laboratorio di laicità che si pone al servizio della persona e del bene comune.
Si comprende ancor meglio perché Papa Francesco “guarda con benevolenza alle piccole realtà”. Si comprende perché a giugno si recherà a Cassano allo Jonio, città umiliata e ferita dall’uccisione di un bimbo di tre anni da parte di uomini della ndrangheta. Dirà ancora una volta, il Papa, che occorre ascoltare la lezione dei piccoli se si vuole diventare grandi.
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