REGIONE MARCHE – “Tutela dei marchi di qualità, accordi bilaterali e azioni promozionali”: sono le strade da percorrere – secondo l’assessore regionale all’Agricoltura, Maura Malaspina – per salvaguardare la produzione enologica nazionale, soggetta a numerosi tentativi di agro-piraterie e a ripetute contraffazioni alimentari. Un fenomeno che coinvolge anche i vini marchigiani, in modo particolare il Verdicchio. A Verona, nell’ambito del Vinitaly, l’assessore ha partecipato all’incontro promosso dalla Regione, nel proprio stand, dedicato a svelare i segreti della contraffazione dei grandi vini italiani.
“Quando parliamo di agro-piraterie e contraffazione alimentare abbiamo ben presente di cosa si tratti e quale danno venga arrecato al vero made in Italy – ha sottolineato l’assessore – I dati dell’export italiano, nel 2013, indicano che è stata superata quota 33,4 miliardi di euro.
Il mercato del falso agroalimentare che utilizza marchi, simboli, bandiere, denominazioni evocative dell’Italia, si stima ne valga 60.
Quasi il doppio! Se focalizziamo l’attenzione sul Verdicchio, vino simbolo delle Marche, potremmo spingerci a ipotizzare che su 17 milioni di export nel 2013, possano circolare imitazioni o richiami del Verdicchio per circa 30 milioni di euro”. Un fenomeno allarmante per il quale Malaspina indica due possibili soluzioni: “Dobbiamo ricorrere alle normative europee, quando possiamo far valere la tutela sui marchi Doc e Docg.
Fuori dall’Unione europea (il 60% dell’export del Verdicchio, vino bianco più premiato dalle guide 2014, va negli Stati Uniti), con accordi bilaterali e con azioni promozionali, facendo leva sulle distinzioni fra il Verdicchio e i falsi”. Al Vinitaly l’Istituto marchigiano di tutela vini (Imt) ha affrontato il fenomeno della contraffazione su base scientifica, grazie al coinvolgimento dell’Università Politecnica delle Marche e di un grande attore come Neri Marcorè, “un altro ambasciatore del nostro territorio in Italia e nel mondo”, ha detto Malaspina.
È stata condotta un’analisi dei cosiddetti kit che realizzano i più noti vini italiani con composti chimici, “per smontare totalmente, grazie alla scienza, un fenomeno di agro-pirateria che penalizza il sistema Italia e, riguardo alle Marche, anche il Verdicchio”.
L’assessore, nel suo intervento, ha ricordato come la Regione Marche abbia puntato “sulla qualità e internazionalizzazione dei propri vini favorendo l’aggregazione attraverso due consorzi: Imt e Consorzio vini Piceni. Ha poi favorito la sinergia tra le istituzioni operanti nel territorio, come i comuni, le associazioni di categoria e le organizzazioni professionali. Questa buona politica ha portato all’affermazione dei nostri vini all’estero e all’occupazione di molti giovani (+25% in 3 anni), giovani che tornano alla terra, investono nel rinnovo dei vigneti, puntano sul biologico e soprattutto fanno innovazione.
I risultati positivi dell’export dei vini marchigiani sono merito della politica promozionale vincente legati agli investimenti (circa 12,5 milioni di euro) tra Ocm (Organizzazione comune di mercato) vino e Piano di sviluppo rurale (Psr) e di una riconosciuta qualità, ma anche della versatilità dell’offerta, sia in termini di varietà (autoctone) che di rapporto qualità prezzo. Una strategia, quella dei mercati internazionali, che rafforzeremo nel prossimo futuro”.
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