“Tutto si gioca in queste ultime 48 ore”. È un appello alla pace disperato quello lanciato da Kharkiv da don Grygoriy Semenkov, cancelliere della diocesi cattolica latina di Donetsk, Kharkiv e Lugansk. “L’ultimatum – spiega al Sir il sacerdote – è stato lanciato poche ore fa dal ministro degli interni ucraino Arsen Avakov ai manifestanti filorussi perché pongano fine alle azioni di protesta in Ucraina orientale, o tramite negoziato o con l’uso della forza”. La paura della comunità cattolica è che al primo colpo intervengano i russi schierati in migliaia al confine che da Kharkiv dista solo 30 chilometri. “È la logica della provocazione – aggiunge il sacerdote -. Loro vogliono proprio questo: aspettano il primo pretesto per intervenire. Per questo chiediamo di pregare, perché tutto si risolva nella pace”.
Clima di paura e tensione al confine orientale dell’Ucraina. Dopo la Crimea, la tensione in Ucraina si è postata al confine orientale, nelle città di Donetsk, Kharkiv e Lugansk. Don Grygoriy Semenkov parla di quanto è successo in questi ultimi due giorni nella città di Kharkiv, cuore della diocesi cattolica latina che in questa città conta cinque parrocchie, un monastero di suore di clausura e una cattedrale che si trova al centro, proprio dove si sono svolte le manifestazioni. “C’è tantissima gente – racconta – venuta dalla Russia che sta provocando la popolazione: hanno tolto le bandiere ucraine dagli edifici che hanno occupato. Invocano la Russia. Vogliono distruggere l’unità della nostra Patria”. Il sacerdote è certo che le persone che stanno manifestando non sono ucraine. Dice di averlo verificato lui stesso parlando con loro. “Abbiamo vissuto – racconta – un clima di guerra: macchine bruciate, lancio di bombe, occupazione di edifici pubblici. A Donetsk e Lugansk gli edifici sono ancora occupati. A Kharkiv invece i manifestanti hanno abbandonato le occupazioni. La gente però ancora sta sulla strada e i nostri parrocchiani hanno paura di andare nella cattedrale che si trova in centro. La gente che è venuta qui, è aggressiva, grida, è violenta. Siamo preoccupati per le suore del monastero di clausura perché ci dicono che non sanno cosa sta succedendo. È gente che non ha rispetto per nulla”. Il sacerdote racconta anche di essere andato alla frontiera per portare cibo ai militari ucraini e di aver visto i contingenti militari russi.
Gli appelli alla pace e alla integrità del Paese. Si sono susseguiti in questi giorni gli appelli delle Chiese e delle comunità religiose per la pace e l’integrità del Paese. Molto importante è stata l’ultima presa di posizione del Concilio Ucraino delle Chiese e delle Organizzazioni religiose che al termine di un incontro a Kiev ha adottato un comunicato finale in cui si condannano le manifestazioni di separatismo. I leader religiosi hanno ribadito che nonostante il periodo di crisi sociale e politica che il Paese sta vivendo, le chiese e le organizzazioni religiose sono unite tra loro e unanimemente condannano “ogni provocazione e incitamento all’odio per motivi religiosi”. “Condanniamo anche le manifestazioni di separatismo e sosteniamo l’integrità dell’Ucraina entro i suoi confini riconosciuti a livello internazionale”. Il comunicato del Concilio Ucraino ha ottenuto il plauso e l’appoggio della Conferenza episcopale cattolica latina di Ucraina. “A causa dei recenti atti di violenza nel Sud e nell’Est dell’Ucraina – si legge nel comunicato – la Conferenza dei vescovi cattolici sostiene la posizione di tutte le Chiese” condannando “ogni tentativo di provocare e infiammare l’odio per motivi religiosi” e ribadendo che la Chiesa cattolica in Ucraina “sostiene l’integrità” del Paese. La Chiesa ortodossa ucraina, legata al Patriarcato di Mosca ha chiesto in una lettera al presidente russo Vladimir Putin di non permettere una scissione dell’Ucraina e di fermare un possibile scontro militare tra i due popoli. Lo ha dichiarato il metropolita Antonij, responsabile degli affari religiosi della Chiesa ortodossa ucraina (Patriarcato di Mosca) in un’intervista al giornale “Den”. “Noi speriamo che sia ancora possibile non ammettere la guerra”, ha rilevato il metropolita aggiungendo che “la Chiesa ortodossa ucraina ha risposto all’appello delle autorità e sta raccogliendo mezzi, prodotti alimentari e medicine per l’esercito ucraino come loro dovere non solo civile ma anche cristiano”. Secondo Antonij, “il patriarca russo Kirill sta facendo tutto il possibile e sta usando tutta la sua autorità per non permettere lo spargimento di sangue tra due popoli fraterni”.