“Vota chi si impegna a promuovere sempre il bene comune, la trasparenza, la legalità, l’etica”. “Non votare chi fa promesse che non potrà mantenere”. Sono due dei diciotto punti del “Codice etico per gli elettori” che propone l’Azione Cattolica diocesana di Brescia, che viene diffuso in vista delle consultazioni amministrative ed europee del prossimo maggio. Una sorta di “bigino ragionato” per cittadini consapevoli, partecipi, che non rinunciano a dire la loro in un delicato passaggio democratico a livello locale e continentale.
Il breve testo, intitolato “Faccio la mia parte”, afferma: “Esercita sempre il tuo diritto di voto. Ricorda che tante persone in passato hanno dato la propria vita perché questo tuo diritto di esprimerti e partecipare liberamente venisse riconosciuto e tutelato”. E poco oltre: “Vota chi, nella vita pubblica e privata, ispira la propria condotta a principi di moralità, rettitudine, dignità e decoro e chi negli impegni precedentemente assunti ha agito con gratuità, coerenza e disinteresse”. Vi si suggerisce chi non premiare con la propria preferenza: coloro che perseguono nella vita politica interessi personali o di parte, chi denigra con la diffamazione altri candidati, chi ha problemi con la giustizia, chi “è abituato a disinvolti trasformismi politici”.
A prima vista si potrebbe pensare al giochino scolastico dei “buoni” e dei “cattivi” segnati alla lavagna. In realtà è un esplicito invito a esercitare un necessario discernimento etico-politico, che non può prescindere, da parte dell’elettore, dal dovere di informarsi previamente sui programmi dei partiti e sulla qualità dei candidati. Ed emerge un monito – che non si può mai dare per scontato – ai laici cattolici per un reale coinvolgimento per il bene della comunità civile.
Il codice bresciano non è peraltro l’unico sulla piazza. Si vanno infatti moltiplicando, specialmente nel mondo cattolico italiano ed europeo, appelli a recarsi ai seggi, inviti ad assumere la propria parte nella costruzione democratica, richiami alle responsabilità verso specifiche realtà “pubbliche”, come ad esempio la tutela della famiglia, la promozione di una scuola per tutti e di qualità, la promozione della salute, l’occupazione giovanile, la difesa del Creato…
Un’abbondanza di “codici etici” che sembrerebbe sottolineare, per converso, un deficit etico. I richiami alla partecipazione giungono in una fase in cui essa sembra lasciare il passo a roboanti quanto inconcludenti populismi di varia marca. E si evidenziano vigorose “tirate di giacca” ai credenti perché mettano in gioco valori ed esperienze personali e comunitarie indirizzandole al bene comune. Perché forse anche i cattolici talvolta sono tentati dal rinchiudersi nelle sacrestie, lasciando ad altri il timone della politica. Ma la delega rinunciataria non appare, questo è certo, tra le virtù apprese al catechismo.