Articolo scritto dai membri del consiglio dell’USMI Diocesana
DIOCESI – Noi membri del Consiglio dell’USMI diocesana di San Benedetto del Tronto abbiamo incontrato per la prima volta il nostro nuovo Vescovo Carlo Bresciani.
E’ stato un incontro semplice, significativo, fraterno, amichevole e molto interessante; lo ricorderemo ben volentieri per il dialogo spontaneo, che l’ha caratterizzato.
Desideriamo sottolineare soprattutto la ricchezza dell’incontro perché in un tempo come il nostro in cui si trascurano, se non addirittura, si annullano i momenti e gli spazi per ritrovare la dimensione spirituale e poco ci si accorge che l’incontro e il dialogo sono forme comunicative necessarie per intessere relazioni di fraternità ad ogni livello, anzi diventano un valore importante e una risorsa efficace per dare senso al nostro esserci nella storia e al nostro futuro.
Noi religiose abbiamo presentato la mappatura attuale della vita consacrata in Diocesi, facilitata da una statistica sia per la presenza delle Congregazioni che delle comunità operanti nel territorio ecclesiale.
Poi il Vescovo, con affabilità paterna, ha sottolineato la priorità nel sentirci parte viva della Chiesa, di curare soprattutto la formazione permanente e di non lasciarci influenzare dalla mentalità corrente.
Quando le persone si ritrovano a parlare di obiettivi comuni gustano dialoghi e prospettive ed insieme si ipotizzano nuovi cammini di speranza; Il dialogo è sempre un cammino che si intraprende insieme, fatto di riflessioni, critiche e interrogativi preziosi che portano a valorizzare sempre di più la nostra vita consacrata e scoprirne la sua bellezza, che senza di noi consacrate non potrebbe esserci.
La sfida di oggi ci impone il recupero dell’incontro per scoprire l’efficacia del dialogo e assicurare la serenità necessaria all’uomo d’oggi, sempre più abbandonato a se stesso e immerso nella sua solitudine.
Un primo accenno all’anno della Vita consacrata, annunciato dal Papa Francesco per il 2015, poi il Vescovo, in modo lapidario, ci suggerisce di vivere sempre “ in tensione” verso l’alto, verso Dio; saper coniugare la saggezza dell’anziano con l’esuberanza del giovane; interagire con le consorelle per vivere una comunità fraterna e gioiosa; di considerare, illuminate dallo Spirito, i rischi della cultura attuale che si basa principalmente su criteri dell’autosufficienza e autoaffermazione, trascurando spesso atteggiamenti di comunione, di vita fraterna ed evangelica.
Il vescovo, prima della benedizione e saluto, affida l’intera diocesi alle nostre preghiere perché il Buon pastore custodisca tutti e ci conduca sui sentieri della santità.