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I problemi dei giovani delle Marche

REGIONE MARCHE – Sospesi tra modernizzazione e tradizione, all’interno di un quadro sociale non caratterizzato da “problematiche drammatiche”, ma incapace di produrre un salto di qualità necessario per rivitalizzare il contesto culturale ed economico regionale. È il quadro che emerge dall’indagine “Mappamondo Giovani” realizzata dalla Facoltà di Economia dell’Università politecnica delle Marche, su incarico della Regione. I risultati sono stati presentati al Teatro Piermarini di Matelica, gremito dai molti studenti intervenuti all’incontro. “Fondamentale, per noi, è capire quali siano gli interventi più incisivi che possiamo realizzare – ha detto l’assessore alle Politiche Giovanili, Paola Giorgi, introducendo i lavori – La rilevazione della Politecnica è utile per fotografare l’evoluzione in atto nel mondo giovanile. Rappresenta una tappa di un percorso iniziato con le attività previste dalla nuova legge regionale di settore: prima i giovani erano i fruitori delle nostre politiche, ora sono loro, con le loro esigenze, a ispirare gli interventi da realizzare”. La ricerca sulla condizione giovanile nelle Marche è stata condotta, nel periodo luglio-settembre 2012, su un campione rappresentativo di giovani marchigiani composto da 1.200 ragazzi tra i 15 e i 35 anni: fascia d’età alla quale sono rivolte le politiche giovanili della Regione. “Dall’indagine emerge un quadro interessante, in chiaro scuro, dove le Marche riflettono, in molti versi, lo scenario nazionale – ha riferito Francesco Orazi, professore di sociologia del processi economici  e del lavoro della Politecnica – L’Italia è un Paese invecchiato, dove i giovani, nell’ultimo quarto di secolo, rimangono sempre di più nel nucleo famigliare; un Paese dove il mercato del lavoro presenta consistenti problematiche rispetto all’inserimento giovanile. I marchigiani sono giovani sempre più legati a una dimensione individualistica della vita, ma nello stesso tempo legati anche a un meccanismo tradizionale, che ci fa pensare quasi a una sorta di pendolo, nel quale l’essere giovani, da un lato, si lega ancora alla dimensione territoriale dell’appartenenza al piccolo paese, dall’altro si gioca sul piano identitario con l’accesso ai social media. Il futuro dei giovani, da un punto di vista culturale e identitario, va letto attraverso questo nuovo rapporto con il territorio e in funzione dell’esplosione delle relazioni di scambio che si realizzano nelle reti immateriali del web, che caratterizzeranno sempre di più le traiettorie dei giovani marchigiani e non solo”. L’Università di Camerino, da oltre dieci anni, sta conducendo un monitoraggio sulla qualità dei servizi offerti e sul loro gradimento da parte degli studenti universitari: “È emerso un accoglimento positivo rispetto agli sforzi che l’Ateneo sta compiendo nei loro confronti – ha riferito Andrea Spaterna, pro rettore Unicam ai rapporti con gli enti pubblici e privati del territorio – Malgrado le difficoltà del momento, malgrado i tagli ministeriali, il nostro Ateneo, anche per quest’anno, è riuscito a mantenere inalterate le risorse per i servizi agli studenti. Il monitoraggio decennale ha creato una banca dati significativa che può essere funzionale anche al progetto Mappamondo della Regione: può fornire elementi molto orientativi sulle problematiche e sulle valutazioni degli studenti rispetto al percorso universitario”.

Nel suo saluto, il rettore della Politecnica, Sauro Longhi, ha esorato i ragazzi a essere protagonisti: “Il futuro è vostro, prendetevelo! Il futuro è sempre migliore del passato, sognate e impegnatevi. Stiamo attraversando una fase non di crisi, ma di trasformazioni che richiede ai giovani di essere interpreti dei tempi che stiamo vivendo”. Contributi al dibattito sono poi venuti da Federico Bomba (Associazione Sineglossa), Ludovica Crescenzi (Consulta regionale dei giovani) e Francesco Vernelli (Rete regionale degli Informagiovani).

Alcuni dati della ricerca. L’82,6% del campione dichiara di vivere con il nucleo famigliare d’origine. Dal 2004 al 2011 il tasso di disoccupazione tra i 18-29 anni aumenta dal 10,8% al 15,4%, rispetto al valore nazionale che cresce dal 17% al 20,2%. Il 92,1% del campione giudica “affettivamente unito” il rapporto con il proprio nucleo famigliare. Scarsa è invece la partecipazione di giovani all’associazionismo che ha coinvolto solo l’1,2% della popolazione over 14, rispetto all’1,6% nazionale. L’Università e tutti gli istituti collegati al mondo dell’istruzione si posizionano al primo posto tra le istituzioni che godono la maggiore fiducia dei giovani, seguiti dalla “tua generazione” e dall’Unione europea.

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