ACQUAVIVA PICENA – Mercoledì 9 aprile si è tenuto l’ultimo incontro sulla Parola che la parrocchia di San Niccolò ha organizzato per tutti i fedeli durante il periodo quaresimale, questa volta presso la Castagna. Ad animare la serata il gruppo cresimati che ha interpretato il vangelo della resurrezione di Lazzaro attraverso la favola del bruco e della farfalla di Bruno Ferrero, con una breve rappresentazione. La favola del bruco e della farfalla racconta di un bruco che viveva su un “gelso centenario, pieno di rughe e di saggezza, che ospitava una colonia di piccoli bruchi. Uno di questi bruchi si chiamava Giovanni e chiacchierava spesso con il gelso: “Sei fortunato, vecchio mio. Sai che dopo l’estate verrà l’autunno, poi l’inverno e poi tutto ricomincerà. Per noi, invece, la vita è così breve…”. Il gelso, dopo avergli sentito dire più volte queste parole, gli disse: “Ti ho già spiegato che
non morirai. Diventerai una stupenda creatura, invidiata e ammirata da tutti”. Ma Giovanni non gli credeva, si confidava con i suoi compagni che la pensavano come lui e quindi non era affatto rincuorato. Ben presto i tiepidi raggi del sole cominciarono a illuminare tanti piccoli bozzoli bianchi, sparsi qua e là sulle foglie del vecchio gelso. Un mattino anche Giovanni si svegliò tutto intorpidito e si rivolse al gelso: “Ti devo salutare; è la fine. Devo costruirmi anch’io la mia tomba… sono rimasto l’ultimo”. Il gelso sorrise e gli disse: “Arrivederci, Giovanni!”. “E’ un addio amico, è un addio!”, rispose il bruco. Ma l’albero sussurrò: “vedrai, vedrai…”. In primavera una farfalla stupenda, dalle ali rosse e nere, volava leggera intorno al gelso. “Hai visto, Giovanni, che avevo ragione io? Hai già dimenticato com’eri poco tempo fa!”.
A seguire c’è stata la commovente e coinvolgente testimonianza dei coniugi Giuseppe e Bruna Massi che, qualche anno fa hanno perso una figlia, Vanessa, per una malattia:”Avevamo una famiglia normale, due figlie e pensavamo a come crescerle, la scuola, la musica, il nuoto… come è giusto che sia, non pensavamo che la vita ci avrebbe richiesto una prova così grande! Un giorno Vanessa, quando aveva circa due anni, ebbe dei problemi di salute, la febbre a cui seguirono dei controlli e poi la corsa in ospedale dove le fu diagnosticata la leucemia. Lì per lì non ci rendemmo conto, non capivamo, poi è stato come se ci si fosse aperta una voragine; stava veramente molto male, superammo la prima fase e poi cominciammo la chemio alla quale Vanessa reagì alla grande, aveva una grande voglia di vivere, ha lottato tanto e nonostante la sofferenza nel vederla soffrire, di lei ho un ricordo meraviglioso”. Signore, non ti chiedo perché ce l’hai tolta ma ti ringrazio per tutto il tempo che ce l’hai donata, questa è la frase che Bruna sottolinea mentre parla con grande emozione:”Ti rendi conto che la vita non è più programmabile. La forza per sopportare tutto questo e la forza per dire che Dio è amore ce l’ha data lei. L’abbiamo tolta dai suoi affetti, dai suoi giochi, dalla sorella e dai nonni, l’abbiamo messa in ospedale e lei dopo il primo momento di smarrimento ha cominciato a colorare la vita, si è adattata a vivere questa prova, e non voleva vederci piangere. Dopo due anni che sembrava che la bambina stesse bene è tornata la recidiva, e quindi altre cure, il trapianto, ma quando riusciva a sorridere era una gioia immensa”. E rivolgendosi soprattutto ai ragazzi presenti, Bruna ha voluto lasciare questo importante messaggio:”La preziosità della vita non sta nel quanto vivi, ma nel come vivi, Vanessa ha vissuto solo 5 anni, ma quella che ha colorato è stata una strada lunghissima, non sprecate la vita! Quando Vanessa se ne è andata, Gesù ha bussato a casa nostra e noi non gli abbiamo detto non ti vogliamo, perché ci hai tradito? Perché ci hai fatto questo? Credevamo che guarisse! Gli abbiamo detto “entra se hai la pazienza di aspettare”, perché a volte il dolore ti fa diventare sordo. Oggi, non dico che non soffriamo più, però dico che una cosa brutta come la morte può diventare veramente una cosa meravigliosa, se contornato dall’amore. L’amore che Vanessa ci ha donato, e che la morte non è riuscita a uccidere, ci ha fatto rialzare per forza. La risurrezione è il grande amore di Gesù per noi, ed è bello che abbiate scelto una farfalla come simbolo di questa serata perché Vanessa è il nome di una farfalla e la morte può far diventare una farfalla”.
Il Cardinal Comastri, allora Arcivescovo della Basilica di Loreto, alla fine del funerale di Vanessa lasciò questo messaggio di speranza ai genitori:”Non posso chiedervi di non piangere, però il Signore raccoglierà le vostre lacrime e ve le restituirà tutte in perle di gioia“.
Durante la serata è stato consegnato a tutti i presenti un bigliettino con il simbolo della serata: una farfalla e sul biglietto era scritto il seguente messaggio di speranza “Il brano (del bruco e della farfalla ndr.) è la drammatizzazione dell’affermazione di Gesù “Io sono la risurrezione e la vita”. E’ un invito alla comunità cristiana a superare la concezione giudaica di una risurrezione alla fine dei tempi, per aderire a Gesù ed avere già ora la condizione di risorti. La morte non è la fine di tutto, ma la piena esplosione della vita”.