Irene Argenterio
In un periodo storico in cui a molti sembra di camminare in equilibrio su un filo (non poi così robusto) sospeso sul vuoto di un’esistenza che ha perso tutte le sue umane certezze, il messaggio della Pasqua acquista un sapore diverso. Perché sono in tanti ad attendere che rotolino via le pietre della disoccupazione, dell’emarginazione, del disorientamento in cui ci si barcamena alla bene meglio. E sono in tanti che in mezzo a tante difficoltà, faticano a credere che quelle pietre possano rotolare via. Non ci hanno creduto nemmeno i discepoli di Gesù, che dopo aver ascoltato le donne tornate di corsa dal sepolcro vuoto, hanno voluto andare a vedere con i loro occhi.
Eppure quella pietra è rotolata via. Nessuno se lo sarebbe immaginato, ma è accaduto. I discepoli credevano a quanto aveva detto loro Gesù, ma non lo avevano compreso fino in fondo. Lo comprendono di fronte a quella tomba vuota.
Quando tutto ormai sembra essere condannato a marcire dietro alla parola fine, ecco che la fantasia di Dio rimescola le carte e apre una nuova strada perché la vita possa tornare a brillare, nel buio della notte.
Nell’annuncio di Pasqua – “Cristo mia speranza è risorto, e ci precede in Galilea” – c’è quello straordinario schiocco di dita che ci risveglia dal torpore della rassegnazione, che cancella dagli occhi il velo di un pianto per troppo tempo trattenuto, che scioglie la lingua anestetizzata dal disincanto.
Quel “terzo giorno” è pronto a sorgere sull’orizzonte della vita di ciascuno, illuminando della sua luce situazioni di fronte alle quali si era persa ogni voglia di vivere.
Scambiamoci l’annuncio della Pasqua, stringiamoci le mani, aiutandoci reciprocamente a restare in equilibrio, ciascuno sul filo della propria vita. Facciamo attenzione, però, a non tenere gli occhi fissi sui propri piedi, perché così facendo (più prima che poi) si finisce per cadere. Camminiamo insieme, mantenendo lo sguardo fisso all’orizzonte, in cerca della luce del Risorto.
Buona Pasqua!