Lei che lavora per un giornale laico, non confessionale, che si occupa di economia, come ha accolto l’invito a partecipare al primo meeting di giornali che si richiamano espressamente alla visione cattolica?
Con fiducia, che poi forse è la versione – lei direbbe – “laica” della fede. Mi sono detto: “Se mi chiamano, significa che ritengono che io possa essere utile. Se posso essere utile, ottimo, ci sarò!”.
Ovviamente, come si dice nei profili di twitter, le mie opinioni sono soltanto le mie opinioni. Sinceramente, ho una naturale predisposizione alla curiosità. Il grande Maurizio Milani direbbe: “Sono un curioso fisso”.
In questo caso, la curiosità è legata al tipo di dibattito che potrà essere fatto, ai tipi di dubbi e di idee che potranno essere sollevati e, perché no, al tipo di utilità che potrà essere riscontrata o no nel mio contributo.
Lei nel suo blog ha scritto: “Non posso più non dirmi cristiano e credo nel libero mercato e nella libera persona”. Cosa comporta l’essere cristiani in un ambiente di lavoro come il suo?
Nel posto di lavoro, e in particolare in un posto di lavoro laico, autorevole e imparziale come il Sole 24 Ore, è bene essere soprattutto professionali. Cerco di fare al meglio il mio mestiere di giornalista.
Sono profondamente convinto che essere un buon lavoratore, un buon professionista, tentare di essere un buon lavoratore, un buon professionista, sia un buon modo per essere e/o tentare di essere una brava persona. Io ci provo. Tutto qui. Ovviamente quella citazione vuole essere anche un mio particolare, piccolo e personale tributo a Benedetto Croce.
Lei ha accostato il suo richiamo alla fede cristiana ai temi del mercato e della persona. Qual è secondo il suo punto di vista il nesso fra queste tre realtà?
Innanzitutto, vorrei dire che ho fatto quell’accostamento nella mia biografia per il blog che curo. Questa per me è una precisazione importante, perché, tra i compiti che svolgo, c’è anche quello di social media editor. Un blog è uno strumento “personale” di racconto e di esposizione, anche professionale, di idee, storie, notizie.
La natura dello strumento “blog” implica la massima sincerità, per quanto lo si possa essere con e su se stessi, sulla descrizione della persona che lo cura. Non si può non dire chi si è, se si vuole avere un blog con un nome e cognome al fianco di un titolo.
La fede, il mercato e la persona sono tre realtà che hanno, ai miei occhi, una splendida e feconda mamma: la libertà. E “una buona mamma non solo accompagna i figli nella crescita, non evitando i problemi, le sfide della vita. Una buona mamma aiuta anche a prendere le decisioni definitive con libertà”. E’ un insegnamento che vale anche per i laici, anche se è di Papa Francesco.
Quale pensa sarà il suo maggior contributo al primo meeting dei giornali cattolici on line?
Raccontare la mia esperienza. Nel mondo cosiddetto “on line”, una prateria, una frontiera davanti a noi, è bene soprattutto partire dall’esperienza e condividere le esperienze. Un po’ come nella nostra vita quotidiana, no?