Di Benedetto Riga
“La chiusura dell’Agenzia del Terzo Settore – ha dichiarato nei giorni scorsi Stefano Zamagni, l’ultimo dei suoi presidenti – è stato un segnale negativo nei confronti del Terzo Settore: è come se avessero detto che questo mondo conta così poco da non meritare neanche un’agenzia il cui costo era irrisorio, un milione di euro all’anno. Non solo, ma la chiusura è avvenuta senza aver consultato i soggetti di Terzo Settore, una mossa incivile”. A parere di Zamagni, manca una parte terza rispetto alla Pubblica amministrazione e i soggetti del mondo for profit, non c’è più neanche un istituto che risolva le microconflittualità all’interno del Terzo Settore, che vanno dalla questione delle raccolte fondi ai conflitti nel riparto della quota del cinque per mille.
La chiusura: una decisione sbagliata. Nel 2012, l’Agenzia per il Terzo Settore (ex Agenzia per le Onlus) – operativa dal 7 marzo 2002 al 2 marzo 2012 come un ente di diritto pubblico di emanazione governativa, vigilato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – fu soppressa e le sue funzioni (vigilanza, promozione, indirizzo e controllo sugli enti non profit) furono trasferite al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. “Tenerla in vita sarebbe stata la riprova che in Italia non si può chiudere niente”, disse il Ministro d’allora, suscitando sorpresa e disappunto nel mondo del Terzo Settore, espresso ad esempio da Massimo Ferlini, presidente delle Compagnia delle Opere di Milano, che dichiarò a Tempi.it: “Questa soppressione tronca un lavoro che poteva dare grandi frutti, soprattutto rispetto all’esigenza di intervento del settore del no-profit nell’aiuto dei servizi alla persona, nel ripensare il welfare. Non capisco le ragioni di questa decisione drastica”. Una decisione che in realtà non aveva sufficienti motivazioni, perché riguardava un Ente dai costi assai contenuti – rispetto a quelli esorbitanti di molti degli oltre 7mila enti strumentali presenti in Italia – e che oltretutto aveva dimostrato, nel corso dei dieci anni della sua attività, di saper effettuare un lavoro quantitativamente e qualitativamente ragguardevole rispetto all’intero mondo del Terzo Settore, come testimoniano le relazioni depositate, specie se raffrontate a quelle prodotte dopo la sua soppressione.
Finanziata dal cinque per mille? Sembra che l’attuale Governo stia per rivedere la decisione presa due anni fa. “L’Agenzia – ha dichiarato Zamagni al settimanale Vita – non dovrebbe solo essere ripristinata, ma rafforzata e dotata di poteri reali di controllo e di sanzionamento di tipo amministrativo. Il ripristino potrebbe anche essere a costo zero per lo Stato: l’idea è infatti quella di un finanziamento attraverso una quota dei fondi raccolti con il cinque per mille”. L’ex Presidente ha spiegato che questa soluzione era stata già pensata qualche anno fa dall’attuale sottosegretario Luigi Bobba. “Una volta stabilizzato il cinque per mille – ha aggiunto Zamagni – una quota minima dei fondi servirà per finanziare l’Agenzia. Una proposta particolarmente intelligente, perché permette un risparmio per lo Stato e rimarca come questa agenzia operi a favore di tutto il Terzo Settore. Penso che la possibilità di un ripristino ci sia ma è necessario dare a questa istituzione maggiori poteri di controllo e sanzionamento amministrativo – aggiunge -. L’Agenzia deve cioè avere la possibilità di chiedere ed esigere ispezioni nelle associazioni, guardare verbali, statuti, bilanci. Ma la mancanza di questo istituto ha portato in questi anni solo pasticci su pasticci, è stato un grave errore a cui va posto rimedio”.
0 commenti