I medici italiani sono preoccupati che il nuovo “Codice deontologico” di categoria, in fase di stesura, comprima pesantemente la loro possibile obiezione di coscienza rispetto a certe pratiche, terapie o interventi sanitari ritenuti lesivi della salute e della dignità della persona. I bioeticisti e gli addetti alla procreazione assistita vedono minacciata la loro libertà di ribellarsi, invocando l’obiezione di coscienza, davanti a interventi – quali la fecondazione eterologa – che sollevano molteplici questioni di natura non soltanto etica, ma morale, genetica, antropologica. I farmacisti sono in agitazione per il rischio di dover sottostare al diktat di vendere prodotti ritenuti dannosi, pericolosi o immorali (es. la pillola Ru486 e similari), pena gravi limitazioni alla loro libertà economica, professionale e commerciale. A livello europeo sono diversi gli Stati che hanno tentato o deliberato restrizioni alla obiezione di coscienza dei sanitari, specie su temi quali aborto, eutanasia, manipolazioni genetiche. Addirittura il Papa recentemente è intervenuto sulla materia, esprimendo al presidente degli Stati Uniti Obama, ricevuto in udienza in Vaticano, la sua preoccupazione per le limitazioni previste dalla riforma sanitaria detta “Obamacare”, nei confronti delle istituzioni e dei sanitari d’ispirazione cristiana, qualora non accettino di praticare interventi anti-natalistici, che come è noto vengono ritenuti inaccettabili dalla morale cattolica. Cosa sta succedendo nel mondo della salute? Perché questo attacco alla “obiezione di coscienza” su scala pressoché planetaria?
Multa di 10mila euro per due scarpine. Non serve andare molto lontano per scoprire visioni parossistiche, contro l’obiezione di coscienza, quali quella francese che ha introdotto addirittura il reato di “intralcio all’aborto”. In pratica, con la nuova legge chi (ad esempio i movimenti pro-life, medici antiaborto ecc.) facesse opera di convinzione presso una madre che intenda abortire, inducendola a riflettere che tale sua scelta sia contro la vita del nascituro, può essere denunciato, messo sotto processo e condannato a pene piuttosto pesanti. Così è successo a Xavier Dor, un pediatra di 84 anni, condannato un paio di mesi fa a pagare una multa di 10mila euro e che ha rischiato anche un mese di galera. L’anziano medico si era reso “colpevole” di regalare ad una donna incinta un paio di scarpette per neonato, per indurla a riflettere ed eventualmente dissuaderla dall’aborto.
Verso uno Stato liberticida? La questione della libertà di coscienza dei medici (e sanitari in genere) sta assumendo una portata molto ampia nel dibattito sia giuridico-politico, sia etico-professionale. L’associazione “Scienza e Vita” aveva promosso un anno fa, nei giorni 24-25 maggio 2013, il proprio XI convegno nazionale sul tema “L’obiezione di coscienza tra libertà e responsabilità”. Lo scopo, come spiega la presidente nazionale Paola Ricci Sindoni nel quaderno che ne raccoglie gli atti (Edizioni Cantagalli), era di “intervenire nel dibattito pubblico sul tema, specie in un momento storico e culturale nel quale l’elogio e l’esaltazione del concetto di autonomia rischia di assumere il significato di deriva libertaria, e – talora – liberticida”. Il volume riporta gli interventi dei relatori (tra i quali Francesco Paolo Casavola, Maurizio Faggioni, Luciano Eusebi, Carlo Casini, Romano Forleo, Filippo Maria Boscia, e altri) che riflettono da diverse prospettive su temi nodali quali l’interpretazione corretta della legge “194”, la difesa dell’embrione umano (campagna “Uno di Noi”), l’arrivo della cosiddetta “contraccezione d’emergenza” con la sua carica potenzialmente abortiva, le questioni bioetiche connesse alla genetica. Sullo sfondo rimane la richiesta di coloro che vogliono “obiettare” a certe pratiche e invocano il riconoscimento costituzionale di diritti che considerano “inviolabili”. In sostanza affermano che non si può imporre da parte dello Stato di “agire in contrasto con uno di questi diritti”. E aggiungono l’ulteriore richiesta di vedere riconosciuta la “disobbedienza in modo da non essere sottoposti a sanzione”, collegando le ragioni che motivano tale disobbedienza a “valori costituzionali che la rendano compatibile con l’obbligo di fedeltà alla Repubblica” e quindi alla sua Costituzione. Saranno ascoltati questi “disobbedienti”?