Di Federico Cenci
“Tanti auguri e avanti, e lavorare su questo!”. Non potevano desiderare una conclusione migliore i tanti partecipanti alla quarta edizione della Marcia per la Vita, svolta a Roma ieri mattina. L’incoraggiamento di papa Francesco, che ha evidenziato inoltre il “carattere internazionale ed ecumenico” dell’evento, è giunto al termine del Regina Coeli.
Ad ascoltare le sue parole, mischiate tra la folla dei pellegrini, circa 50mila persone festanti che hanno preso parte all’evento. Partito da piazza della Repubblica alle ore 9,30, il lungo corteo si è ingrossato man mano che si è snodato per le vie del centro. Molti altri partecipanti, sin dalle prime ore della mattinata, hanno occupato piazza San Pietro con tanto di bandiere e striscioni. Per la prima volta, quest’anno, la Marcia ha assunto così un’impronta originale e distribuita in diverse fasi.
Sono arrivati da ogni angolo d’Italia – associazioni, parrocchie, confraternite, singoli individui – ma anche dal mondo. C’erano esponenti di 36 gruppi pro-life internazionali e una ridda di bandiere di vari Paesi e regioni. Tra il caleidoscopio di colori, spiccava il nero delle toghe dei tanti sacerdoti presenti (particolarmente vivaci, con tamburi e corde vocali robuste, quelli del Verbo Incarnato) e anche il rosso porpora di una berretta cardinalizia, quella di Raymond Leo Burke, Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, che ha percorso a piedi tutto il tragitto conversando in modo cordiale con i partecipanti.
Tuttavia, l’immagine più adatta a rappresentare la moltitudine di persone che componevano il corteo, è il volto sorridente dei bambini. Ce n’erano tanti, dai più piccoli in carrozzina a quelli che stringevano la mano ai propri genitori, oltre a un nutrito gruppo che riempiva divertito un trenino a due vagoni.
La gioia trasmessa da questi piccoli è lo spot della Marcia, un manifesto animato ed energico a favore della vita. “Un raggio di luce e di speranza”, per parafrasare quanto espresso da Virginia Coda Nunziante – portavoce della Marcia per la Vita – durante il suo discorso iniziale.
La Nunziante ha ricordato che ogni anno 45milioni di esseri umani vengono assassinati, “un’ingiustizia commessa nei confronti dei deboli e degli indifesi”, nonché “una trasgressione della legge naturale e divina”. Uno stillicidio che sottrae al mondo la bellezza di quei sorrisi innocenti.
È per questo, ha aggiunto la portavoce, che va riconosciuto che “l’aborto è un delitto”. Un assunto condiviso non sulla base di un credo religioso, bensì “in nome della ragione”. La difesa della vita, ha infatti osservato la Nunziante, “non è un atto di fede, ma di ragione”.
Difesa della vita di cui è stato un autentico militante Mario Palmaro, bioeticista e scrittore scomparso lo scorso 9 marzo. Toccante il ricordo che gli ha dedicato durante il suo intervento la Nunziante, la quale ha levato al cielo la promessa “di continuare il lavoro iniziato insieme”, e ha chiosato: “Il nostro spirito non è divisivo, ma unitivo”.
Un richiamo all’unità è stato espresso dalla Nunziate anche all’inizio del suo discorso, quando ha definito la Marcia “al di sopra di ogni polemica e divisione” e ha specificato che “in piazza ci sono gruppi e personalità con storie e strategie diverse”, ma “tutti uniti dalla comune volontà di opporre un no chiaro e senza compromessi ad ogni violazione della vita umana innocente”.
Le sue parole hanno anticipato quelle di papa Francesco sul “carattere internazionale ed ecumenico” e sono state testimoniate dalla presenza di rappresentanti e fedeli della Chiesa ortodossa (tra cui l’ambasciatore Onu Alexey Komov), di protestanti, evangelici, valdesi ed anche musulmani marocchini, assiepati dietro una bandiera del loro Paese.
Tante anime strette “attorno ad un’unica meta”. Decise a marciare sin quando non sarà riconosciuta l’inviolabilità della vita umana, con un appuntamento già fissato per il prossimo anno. Il 10 maggio 2015. Sempre a Roma, per dire no alla cultura della morte e sì alla vita.
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