DIOCESI – «Boko Haram vuole colpire la Nigeria al cuore. Sono davvero preoccupato per quelle povere ragazze che mai avevano lasciato il loro piccolo villaggio ed ora si trovano chissà dove nella boscaglia. Prego soltanto che i valori religiosi invocati dagli estremisti impediscano loro di fare del male a delle giovani innocenti».
Così l’arcivescovo di Jos e presidente della Conferenza episcopale nigeriana, monsignor Ignatius Kaigama, esprime ad Aiuto alla Chiesa che Soffre la sua grande preoccupazione per la sorte delle ragazze rapite dalla setta islamica Boko Haram. Il presule è in questi giorni a Malta per partecipare al convegno internazionale sulla libertà religiosa organizzato nell’isola da ACS.
Nella notte tra il 14 ed il 15 aprile, 276 studentesse di una scuola di Chibok, nello stato di Borno, sono state rapite dai fondamentalisti e soltanto 53 sono riuscite a fuggire. Monsignor Kaigama ritiene che le ragazze sequestrate siano in maggioranza cristiane, anche se «tra loro non mancano giovani musulmane, a dimostrazione che i cristiani non costituiscono l’unico obiettivo della setta».
Il presule spiega come l’agenda dei “talebani africani” preveda l’eliminazione della presenza cristiana e dei valori da loro identificati come occidentali – in lingua hausa Boko Haram significa “l’istruzione occidentale è peccato” – nonché l’estensione della sharia all’intera Nigeria settentrionale. «Non possiamo però dire di essere l’unica comunità affetta dagli attacchi – continua – perché sono stati uccisi anche esponenti del clero musulmano».
Monsignor Kaigama ricorda che dal 2009 ad oggi migliaia di persone hanno perso la vita per mano di Boko Haram. Anche nell’arcidiocesi di Jos si sono susseguiti gli attacchi, come quelli ai villaggi di Doron Baga ed Izghe, durante i quali sono stati uccisi oltre cento cristiani.
In molti – episcopato locale incluso – hanno criticato l’incapacità del governo nigeriano di porre un freno alle violenze. «Il fenomeno Boko Haram è stato sottovalutato dalle autorità che non hanno saputo reagire prontamente. Inoltre molte delle risorse a disposizione sono state usate impropriamente a causa della diffusa corruzione». Il presule invoca l’intervento della comunità internazionale e sottolinea la necessità di un’attenta analisi della provenienza delle armi usate dai fondamentalisti e dei fondi che ne finanziano le operazioni.
«Non hanno funzionato né i tentativi della Chiesa di istaurare un dialogo con gli estremisti, né la dura repressione da parte delle autorità. Ora non ci resta che pregare: perché le ragazze siano liberate, perché cessino gli attacchi e perché la Nigeria riceva l’aiuto delle altre nazioni. Non per ipocriti interessi politici, ma per combattere il terrorismo, la fame e la povertà».
“Aiuto alla Chiesa che Soffre” (ACS), Fondazione di diritto pontificio fondata nel 1947 da padre Werenfried van Straaten, si contraddistingue come l’unica organizzazione che realizza progetti per sostenere la pastorale della Chiesa laddove essa è perseguitata o priva di mezzi per adempiere la sua missione. Nel 2012 ha raccolto oltre 90 milioni di euro nei 17 Paesi dove è presente con Sedi Nazionali e ha realizzato oltre 5.604 progetti in 140 nazioni.