Di Silvia Guzzetti
Più chiamate alla vita religiosa. Ancora un aumento che conferma una tendenza costante dal 2001. Le vocazioni alla vita religiosa, nella Chiesa cattolica di Inghilterra e Galles, sono in crescita. Secondo le statistiche, appena pubblicate dall’ufficio vocazioni, sono quasi 100 gli uomini e le donne ad aver scelto Dio come compagno per il resto della loro vita nel 2013. Dentro questo gruppo 44 sono aspiranti sacerdoti, 22 sono entrati in monasteri o in altri ordini religiosi e 30 si preparano a diventare suore.
Sono vocazioni giovani. Secondo padre Christopher Jamison, responsabile del settore vocazioni per Inghilterra e Galles, si tratta di una inversione di tendenza che è diventata evidente negli ultimi dieci anni. Le statistiche, che partono dal 1982, parlano di un calo continuo fino al 2001, quando il trend cambia per sempre, e riprende ad essere in crescita, pur con piccole variazioni a seconda dell’anno. Si tratta anche di vocazioni giovani che si collocano al di sotto dei 25 anni. “Le vocazioni sono scese a partire dagli anni ’60 quando il mondo abitato dai giovani cattolici e formato dalla chiesa ha cominciato a disintegrarsi”, spiega padre Jamison. “Nella società di oggi chi considera la possibilità di dedicarsi a Dio non ha nessuno con cui parlarne. Per questo motivo i programmi di discernimento sono così utili. Abbiamo scoperto che se chiediamo a un giovane ‘Vuoi diventare prete?’ lo allontaniamo ma se gli proponiamo di parlare del suo futuro apriamo una porta verso il sacerdozio. Si prega anche di più per le vocazioni e questo, senz’altro, aiuta”.
Mesi in comunità per trovare la propria strada. Da “Compass”, il programma che ha origine nell’abbazia di Worth, nel sud di Inghilterra, a “Quo vadis” ai “Samuel groups”, i gruppi che prendono il nome da Samuele. Sono diverse le opportunità offerte per esplorare la propria vocazione. Si può vivere con una comunità religiosa per un anno oppure incontrarsi con altre persone della stessa età alle prese con un’aspirazione simile una volta alla settimana, una volta al mese o per un certo numero di weekend. A Shrewsbury, nell’Inghilterra occidentale, il vescovo Mark Davies ha annunciato, per settembre 2015, l’apertura di una casa che offre a chi sta considerando il sacerdozio, la possibilità di discernere, in dodici mesi, la propria vera vocazione. “Il Concilio Vaticano II ha dichiarato che la responsabilità per alimentare le vocazioni è dell’intera comunità cristiana”, spiega al Sir il vescovo Davies. “Le promuoviamo vivendo ‘vite pienamente cristiane’ dove la fede viene al primo posto e dove valori come l’impegno, il sacrificio e la generosità sono apprezzati”.
Seminario di Wonersh: sempre più giovani. Al seminario di st.John, a Wonersh, nel sud di Inghilterra, don Jonathan How, responsabile del settore studi, spiega: “A settembre avremo 10 nuovi seminaristi, il numero più alto da anni. Per parecchio tempo arrivavano alla vita religiosa persone che erano oltre i 30 anni mentre oggi i seminaristi provano questa strada subito dopo la scuola superiore e l’università e non hanno spesso più di 25 anni”. Secondo don How l’abbassamento nell’età è dovuto al fatto che i sacerdoti hanno ricominciato a lavorare con giovani e adolescenti. “Per anni, dopo lo scandalo degli abusi, i preti hanno avuto paura di avvicinare i più giovani”, dice. Sebbene l’età dei candidati si sia abbassata, le vocazioni sembrano più mature e sicure. “Molti dei giovani che arrivano da noi sono più maturi rispetto a quelli che entravano in seminario venti o trent’anni fa”, conferma don How. “Sono più impegnati e mentre 25 anni fa metà di quelli che entravano in seminario, poi uscivano, oggi i due terzi arrivano all’ordinazione. Hanno incontrato Cristo in parrocchia, nei pellegrinaggi a Lourdes o alla giornata mondiale della gioventù, e si tratta sempre di un rapporto personale con Gesù come ha chiesto Papa Benedetto”.
Per aiutare altri a trovare Cristo. Ad essere quasi all’ordinazione, dopo cinque anni e mezzo di studi al seminario di Wonersh, è Dominic Findlay-Wilson, 44 anni, laureato in economia e commercio. “Avevo una ditta con mio fratello e un’ottima qualità di vita ma era difficile praticare davvero la fede cattolica, senza compromessi. Sentivo che dovevo trattare Dio come qualcosa di più importante di un optional del quale si può fare a meno. Così sono andato a vivere a Roma, per un anno, con la ‘Emmanuel community of mission’. Lì il mio cuore mi ha detto che dovevo provare a diventare sacerdote. Oggi sento una profonda gioia. Non riesco a immaginare niente di più importante che poter aiutare qualcun’altro a trovare Cristo”.