Per la prima volta nella storia dei viaggi pontifici, tra i membri della Delegazione ufficiale che accompagneranno il Santo Padre, figurano esponenti di altre confessioni religiose. Si tratta del rabbino Abraham Skorka e dell’esponente islamico Omar Abboud, entrambi argentini. Dunque già prima di spiccare il volo da Roma, il viaggio di papa Bergoglio in Terra Santa acquista un primo elemento inedito. Raggiunto telefonicamente dal Sir a Buenos Aires, Omar Abboud conferma che l’invito di accompagnare il Papa in Terra Santa è avvenuto in maniera del tutto “inaspettata” alla fine di febbraio quando Bergoglio accolse a Santa Marta una delegazione interreligiosa argentina composta da 45 persone (15 ebrei, 15 musulmani e 15 cattolici). Erano di ritorno dalla Terra Santa, dove avevano appena compiuto un pellegrinaggio di diversi giorni, ripercorrendo in un certo senso il viaggio del Santo Padre, toccando i tre paesi dove egli si recherà: Giordania, Israele, Palestina. I membri di quella delegazione, erano legati da un una amicizia e vicinanza spirituale con il Papa, cosicché hanno voluto concludere quel pellegrinaggio a Roma. Fu dunque in quella cornice di “grande cordialità” che nacque l’idea di invitare nella delegazione ufficiale un rabbino e un rappresentante musulmano. Omar Abboud è un dirigente della comunità islamica di Argentina. È presidente e fondatore dell’Istituto per il Dialogo Interreligioso insieme a padre Guillermo Marcó e al rabbino Daniel Goldman. L’Istituto è sorto nel 2002 per iniziativa dal cardinale Jorge Bergoglio, prima che diventasse Papa, come uno spazio di dialogo teologico e di ricerca di comuni obiettivi. In partenza domani per Roma, Omar Abboud, risponde volentieri alle domande sulla sua amicizia con Papa Francesco.
Che cosa ha provato quando Papa Francesco le ha chiesto di accompagnarlo in Terra Santa?
“È stato un onore inaspettato. Nessuno è pronto ad essere invitato a partecipare ad un evento con queste caratteristiche. Me lo ha detto durante una visita che facemmo con l’Istituto per il Dialogo Interreligioso, insieme con 45 argentini delle tre religioni. Il nostro viaggio è culminato a Roma dopo essere stati in Giordania, Palestina e Israele. Fu durante quell’udienza che il Papa mi ha invitato ad essere parte della delegazione che lo accompagnerà nel suo viaggio”.
Perché secondo lei, Papa Francesco ha deciso di portare con sé un ebreo ed un rappresentante musulmano durante il suo viaggio in Terra Santa? Quale messaggio volete in questo modo dare al mondo?
“Penso che sia un segno dell’importanza che il Papa dà, nella sua visione, al dialogo interreligioso come strumento per costruire la pace. Il dialogo non è un ambito per discutere di teologia o scambiarsi semplicemente degli auguri. Si tratta di una costruzione quotidiana che serve per superare i pregiudizi e cercare di mettersi al posto dell’altro”.
Lei conosce molto bene Bergoglio. Come si pone nel dialogo e che tipo di rapporto aveva con il mondo musulmano e ebraico?
“Quando era arcivescovo di Buenos Aires, è stato sempre generoso con le tradizioni religiose che sono minoranza in Argentina. È stato l’attore principale nella costruzione di luoghi di dialogo con le altre fedi. Il rapporto sia con ebrei che con i musulmani di Argentina è sempre stato rispettoso e cordiale”.
Ha un ricordo particolare di lui quando era arcivescovo di Buenos Aires?
“L’ho ascoltato pronunciare testimonianze e tenere conferenze in molte occasioni. Sono stato sempre molto colpito dalla sua capacità di porsi all’altezza dell’interlocutore. Poteva trasmettere la stessa idea brillantemente, indipendentemente dalle circostanze, dal luogo e dalle condizioni socio-culturali del pubblico. Le sue idee-guida sulla giustizia sociale, la promozione dei giovani, la tratta delle persone, che sorprendono oggi persone in tutto il mondo, gli argentini le hanno ascoltate da molto tempo”.
La Terra Santa è una terra bagnata di sangue. Quale ruolo possono svolgere i leader religiosi per la pace in Medio Oriente e nel mondo?
“La pace è un concetto, non è qualcosa che si può legiferare o decidere per decreto. Si tratta di una costruzione che è nelle mani degli uomini e che si costruisce da come le persone affrontano le situazioni. Perché ci sia pace, ci devono essere assolutamente la giustizia e il rispetto reciproco, il rispetto per la dignità di tutti e di ciascuno. I leader religiosi in questo secolo hanno un ruolo centrale. Molti popoli nel mondo stanno ridefinendo la propria identità a partire da una visione religiosa o spirituale del vivere. In questo senso il contributo della religione è centrale”.
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