ASSISI – Abbiamo bisogno dell’esperienza di ciascuno dei seimila oratori italiani affinché H2O sia davvero un «Laboratorio di comunità». L’appuntamento di Assisi del 4-7 settembre 2014 può davvero dare a tutti l’opportunità di un salto in avanti nella cura e nell’attenzione verso le giovani generazioni, soprattutto ragazzi e adolescenti, perché potremo affinare insieme una caratteristica fondamentale del nostro essere oratorio che consiste innanzitutto nell’«essere comunità».
L’oratorio è sì espressione dell’intera comunità cristiana che, in un certo senso, lo «manda» verso i più giovani, ma è innanzitutto chiamato, in questo slancio verso la «periferia», a non perdere la sua stessa connotazione comunitaria. Nella sua corsa verso i ragazzi non deve sfilacciarsi perché ad incontrarli sia il singolo o ancora peggio il «battitore libero». L’obiettivo è che i più giovani possano fare esperienza di comunità e quindi incontrare una comunità che, attraverso l’oratorio, diventa così affascinante da generare in loro il desiderio di «starci dentro»!
Portiamo dunque ad Assisi il fascino delle nostre comunità e del nostro «essere comunità»! Non si tratta di mostrare la nostra «perfezione» ma di testimoniare il nostro modo di agire – e anche le nostre tensioni e difficoltà – per rispondere al desiderio del Signore Gesù: «perché siano una sola cosa» (cfr Gv 17). La forma del laboratorio e quindi dello scambio ci terrà «con i piedi per terra»: l’obiettivo non è di elaborare il modello della comunità ideale ma di tornare a casa con la consapevolezza che il proprio oratorio può donare ai più giovani un volto di Chiesa che sia incarnato nella realtà quotidiana, che viva e abiti il proprio territorio e in qualche modo si lasci «provocare» dalle sue sfide e dalle sfide – a volte molto difficili e dolorose – che ogni giorno devono affrontare le famiglie e in particolare i genitori dei nostri ragazzi.
Partecipare ad H2O significa dunque essere pronti a raccontarsi, ad ascoltare e a cambiare! Ma forse occorre già arrivare ad Assisi avendo verificato il «quoziente comunitario» del proprio oratorio. Perché se è vero che non dobbiamo costruire una comunità ideale, dobbiamo di certo confrontarci con un modello che ritroviamo nella Parola di Dio e nel magistero della Chiesa che, soprattutto oggi – con le provocazioni di Papa Francesco – chiede a tutti i credenti di formare «comunità evangelizzatrici» (cfr. Evangelii Gaudium n. 24).
L’Happening H2O aspetta dunque il contributo di tutti, affinché le diverse «acque», quelle che scaturiscono da diverse sorgenti in Italia, possano mescolarsi in un mix salutare per tutti.
Lasciamoci abbeverare però prima dalla sorgente comune che è la Parola. Confrontiamoci innanzitutto con essa per comprendere che tipo di oratorio siamo, se «generatore di comunità» o «isola più o meno felice».
In aiuto ci può venire ad esempio il capitolo 2 degli Atti degli apostoli e, quindi, il riferimento alle prime comunità cristiane. Si individuano in particolare in Atti 2, 42-48 «quattro criteri» con cui possiamo confrontarci: l’ascolto della Parola di Dio, la comunione e condivisione fraterna, lo spezzare il pane e le preghiere, lo slancio missionario. Quanto il nostro oratorio investe su queste dimensioni e su queste azioni? Non si tratta qui di «buttare tutto addosso» ai ragazzi, perché vivano queste cose senza gradualità, ma di alimentare su questi «pilastri» la vita degli educatori e degli animatori, dei responsabili e dei consacrati, perché insieme formino una «comunità educativa» che sia l’anima dell’oratorio.
La direzione della «comunità» ci sembra quella giusta per i nostri oratori, perché siano sempre più coinvolgenti e creativi e vivano dentro le situazioni della vita reale, proprio perché insieme si riesce a condividere il vissuto di molti e si legge meglio la realtà. L’oratorio sarà così «utile» per generare la linfa vitale delle comunità cristiane di domani, chiamate a mettere in comune il bene prezioso che ciascuno porta con sé.
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