DIOCESI – Da circa due mesi ho deciso di spegnere Whats App. Ho una certa età, non posso classificarmi proprio come giovane, e penso di avere un certo senso di discernimento, però troppo spesso mi ritrovavo con il telefono in mano e non mi godevo il momento che stavo vivendo.
“L’ansia di simultaneità” Troppo spesso ho visto miei coetanei o ragazzi più giovani fare foto alle cose più insignificanti e condividerle per “l’ansia di simultaneità”, ossia il costante bisogno di far vedere che anche noi stiamo facendo qualcosa di interessante.
Certo, rimanerne fuori vuol dire allontanarsi da tutti quelli che lo hanno, essere “esclusi”, soprattutto nei gruppi.
In questi due mesi devo ammettere di essermi perso diversi appuntamenti, con gli amici e con la mia squadra di pallavolo (non che sia un grande giocatore, però mi diverto), ma alla fine è stato bello essere contattato personalmente: “Ho visto che non accendi Whats App quindi ti ho chiamato!”
La messaggistica istantanea ha sicuramente tanti lati buoni e, come sempre, la differenza sta come si “abita il social”.
Però la questione non è così semplice, in quanto molti crescono pensando che sia normale utilizzarlo dalla mattina appena svegli fino a quando ci si addormenta con il telefono vicino al letto, passando anche per il pranzo e la cena, sempre con il telefono in mano.
L’ansia di sentirsi soli. Un ragazzo una volta mi disse: “Così, anche durante la notte, non sei mai solo” perché trovi sempre qualcuno con cui parlare. È l’ansia di sentirsi soli, di sentirsi isolati e perché no, di non sentirsi accettati. Attraverso i mezzi di comunicazione istantanea tutto si amplifica, anche le nostre preoccupazioni.
È certo la nostra capacità di discernimento a fare la differenza: se avete il dubbio di esserne “succubi”, allora provate a spegnerlo per un paio di giorni il fine settimana. O se anche siete del tutto sicuri di non esserlo, mettete alla prova la vostra indipendenza.
La prima cosa di cui vi accorgerete sarà il gesto automatico di andarlo a controllare, sarà un primo sintomo che mette in mostra non la reale utilità del mezzo ma la dipendenza che genera.
Vi dirò che i primi giorni ho avuto una certa difficoltà, perché pensavo di perdere i legami. Poi però ho compreso e ricordato che quelle che si sviluppano al di fuori di quei contatti sono le vere amicizie, quelle che ti donano veramente la felicità.
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