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Test Invalsi nella bufera

Di Alberto Campaleoni

Doppiata la metà di maggio, la “discesa” verso la fine delle lezioni scolastiche è ormai iniziata. E per molti cominceranno anche gli esami. In particolare, tra circa un mese, sarà la volta degli esami di terza media, che comprendono anche la prova Invalsi a carattere nazionale, in programma il 19 giugno. I ragazzini e le ragazzine delle terze medie, infatti, dovranno misurarsi con gli esami scritti di italiano, matematica e lingua straniera, per affrontare poi le interrogazioni orali. Di mezzo, però, lo “step Invalsi” che oltre a essere molto temuto, è anche molto contestato da alcuni ambienti della scuola.
Proprio a proposito di Invalsi, si sono concluse nei giorni scorsi le prove degli alunni delle seconde e quinte elementari (test preliminare di lettura, italiano, matematica e questionario studente). Poi ci sono state quelle per gli studenti del secondo anno delle scuole superiori. Ora si passa, appunto, alla prova nazionale, con l’esame di terza media.
Anche quest’anno, insieme ai test sono arrivate le polemiche e le astensioni di chi continua a credere che lo strumento scelto dal ministero non sia adatto alla scuola. In particolare i Cobas hanno protestato. Piero Bernocchi, portavoce nazionale dei Cobas, ha dichiarato, dopo la prova delle superiori, che “grazie al contributo rilevante degli studenti, nel 30 per cento delle classi sono stati ridicolizzati gli insulsi quiz”. E online circolano le foto delle “risposte burla” degli studenti alle domande dell’Invalsi. Danilo Lampis, coordinatore nazionale dell’Uds (Unione degli studenti), in prima linea contro i test Invalsi (“Valutati sì, schedati no”: questo lo slogan), spiegava giorni fa la decisione di “disobbedire”: “Abbiamo deciso di rifiutarci di sottoporci ad un meccanismo di valutazione escludente e ingiusto che mira a rendere la scuola pubblica sempre più a servizio delle logiche manageriali”. E ancora Lampis dichiarava: “Siamo l’unico Paese in Europa che somministra agli studenti in maniera censuaria e non campionaria dei test assolutamente inutili, che non tengono conto delle condizioni sociali ed economiche degli studenti e che aprono pericolosamente le porte a dei criteri premiali per le scuole che eccellono. A fronte di tutto ciò riteniamo veramente inaccettabile che si spendano 16 milioni di euro per finanziare questo strumento di valutazione dannoso e inutile”.
Il ministero ha minimizzato le contestazioni, tuttavia non si può non essere preoccupati, proprio in vista della prova nazionale per la terza media. Al di là del rischio contestazione, resta aperto il problema della valutazione e degli strumenti adeguati per “normalizzare” le situazioni nelle diverse realtà del Paese. I test Invalsi e la prova nazionale vorrebbero andare nella direzione di uniformità di giudizio e di riduzione delle disuguaglianze. La contestazione (che continua da anni) dello strumento scelto, per un’opera in realtà necessaria – la valutazione dei processi e dei risultati scolastici – lascia aperta la necessità di individuare forme più condivise o quantomeno cercare maggiore consenso (e ragioni) intorno ai modelli esistenti.
Gli esami di terza media in arrivo tra un mese, allora, saranno un banco di prova importante non solo per circa mezzo milione di studenti, ma per lo stesso sistema scuola.

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