GROTTAMMARE – Ci troviamo a Grottammare, presso la palestra dell’Istituto Tecnico Fazzini. Quelli che vedete sono le future promesse del volley diocesano, facenti parte di varie associazioni sportive. Tra tanti ragazzi e ragazze vi è stato per un giorno un illustre insegnante.
L’illustre insegnante è stato Giacomo Jack Sintini, palleggiatore romagnolo alto 1 metro e 96 centimetri attualmente in forza all’Itas Diatec Trento e uno dei punti di riferimento della nazionale italiana. Un uomo che ha commosso il mondo intero, capace di riprendere la sua attività agonistica dopo un tumore e che rappresenta un esempio per tutti quelli che hanno momenti difficili.
La visita grottammarese di Giacomo, svoltasi nel pomeriggio e nella serata del 5 giugno, è stata organizzata dalla locale associazione “43esimo parallelo volley” e si è suddivisa in due momenti da ricordare: da una parte, l’incontro con i ragazzi; dall’altra l’assise serale di presentazione del suo romanzo “Forza e Coraggio”, edito da Mondadori, in cui Giacomo, intervistato dal bravissimo Andrea Persiani, ha raccontato le sue esperienze di vita, davvero molto toccanti e molto commuoventi a tutti i presenti che hanno affollato la Sala Kursaal.
Noi dell’ancora on line siamo andati ad incontrarlo nel suo ambiente di riferimento: la palestra, assieme ai campioni del futuro, un momento davvero indimenticabile.
Giacomo, come è nata la tua passione per il volley?
“A 14 anni giocavo a calcio. Visto che ero cresciuto in fretta e non ero tanto bravino, cercavo alternative per esprimermi di più nello sport e fortunatamente mio fratello giocava a pallavolo e sono andato a vedere una sua partita e mi è piaciuta talmente tanto che il giorno dopo ho chiesto di giocare a pallavolo con i miei genitori e finito l’anno con il calcio ho iniziato”.
Da Lugo di Romagna una carriera piena di soddifazioni, poi all’improvviso qualcosa s’inceppa. Nel 2011 hai avuto un tumore al sistema linfatico, vincendo questa sfida. Come l’hai affrontata? E quanto hai creduto nel Signore e in Dio?
“Bisogna dire che inizialmente la mia preoccupazione non era la pallavolo ma era la mia vita. Ho cercato di sopravvivere meglio che potevo a questa prova che la vita mi ha messo davanti. Sono stato fortunato a venirne fuori, tante persone purtroppo non ci riescono perché la malattia è molto grave, è molto forte. Ho cercato di affrontarla con tutte le frecce che avevo al mio arco, la mia famiglia, la mia voglia di sopravvivere, i bravi medici che mi hanno curato. Io ho pregato tanto, ho tanta fede, ho questa fortuna di avere tanta fede in Dio e tante volte mi ha aiutato di cadere in disperazione. Penso che tutte queste cose mi sono servite e poi ripeto sono fortunato perché ho incontrato nel mio cammino tante persone che mi hanno aiutato”.
Dopo aver sconfitto il tumore, un’altra grande vittoria, lo scudetto con Trento, al termine di una partita tiratissima. Come hai vissuto quei momenti?
“Erano due anni che non giocavo una partita ad alto livello, mi è stata data una grande opportunità. La partita è stata bellissima, emozionante, carica di tanti significati perché ovviamente era ovvio paragonare quell’evento al fatto che giocasse un ragazzo che ha avuto il cancro meno di due anni prima. E quindi è stata piena di emozioni e quando ho vinto quella gara il sentimento principale che ho provato è stato di gratitudine. Gratitudine verso le persone che mi hanno aiutato ad affrontare quella cosa, verso le persone che mi hanno aiutato a rialzarmi, verso Dio che mi ha dato una seconda possibilità e ovviamente gratitudine alla vita in generale perché ho avuto una seconda occasione dove tanti sognano di averla”.
Come è nato il tuo libro “forza e coraggio”?
“Questo libro è nato quando stavo bene, quando sono tornato ad allenarmi. Sono andato dappertutto, quando m’invitavano, a raccontare la mia storia. Perché penso che la mia storia ha un grosso potere in quanto è una storia a lieto fine, è una storia che da speranza alle persone, soprattutto a quelle che hanno problemi gravi e di salute, come quelli che ho avuto io. Il libro è stata un’occasione importante perché dopo la vittoria dello scudetto, la Mondadori mi ha proposto di raccontare la mia storia in un romanzo, o meglio in una biografia. Questa biografia va da quando ho iniziato a stare male fino alla vittoria dello Scudetto, ed è un messaggio di speranza che può essere diffuso facilmente e più a lungo nel tempo”.
Quali sono i risultati e i principi fondamentali della fondazione che porta il tuo nome?
“I principi fondamentali sono quelli di aiutare la lotta contro il cancro. Quindi soprattutto contro leucemie, linfomi e mielomi. Raccogliamo fondi per la ricerca medica, ma soprattutto serve per creare momenti come questo, in cui si racconta la mia esperienza e si cerca di dare speranza a chi lotta. Questa è la cosa più importante. In due anni abbiamo raccolto più di 160000 Euro, abbiamo donato 50000 euro alla ricerca contro la leucemia e i linfomi, abbiamo donato 73 regali di Natale in due anni al reparto di oncoematologia pediatrica dell’Ospedale di Perugia, abbiamo donato alcuni arredamenti per il day hospital al reparto di oncologia dell’Ospedale di Trento e stiamo aiutando l’AIL di Ravenna per sostenere l’assistenza domiciliare ai malati che non possono più recarsi in ospedale”.
Complimenti davvero, dopo aver ascoltato le testimonianze delle ragazze (potete vederle sul servizio) cosa hai da dire di questo pomeriggio assieme a questi giovani?
“Io sono stato contentissimo, le ho viste molto brave, i loro allenatori molto preparati. Le ho viste già molto avanti, hanno passione. Si vede nel loro luccichio degli occhi che hanno voglia d’imparare e quindi avanti così”.