GROTTAMMARE – Giacomo, detto Jack, Sintini ha raccontato la sua storia di “Forza e coraggio”, come recita il titolo del suo libro a una platea attenta e partecipe al teatro Kursaal a Grottammare. Invitato dall’Associazione 43° Parallelo Volley di Grottammare, che con tenacia e caparbietà ha voluto e si è impegnata per realizzare quest’incontro che rimarrà nel ricordo di molti. Dei ragazzi e delle ragazze che hanno condiviso il campo con Jack, “una forte emozione” racconta il coach Marco Sbernini, poi di tutti coloro che hanno ascoltato la sua toccante storia di vita. Un giovane pallavolista, fortunato perché fa il lavoro che gli piace fare, ed è anche bravo, è arrivato ai massimi livelli, ha una bella famiglia, occasioni di nuovi contratti, ma a un tratto il duro scontro con la malattia: il cancro.
“Ho smesso di chiedermi perché io ce l’ho fatta e altri no, ma ora sono qui e non posso essere lo stesso Giacomo di prima, ho un’altra chance e ne sono grato e questa gratitudine la metto al servizio” Così Giacomo ha raccontato la sua lotta contro il cancro, che ti toglie le forze, ti fa sentire la solitudine e la paura di fronte alla morte. Ma anche il dono della famiglia e degli amici, di non averlo mai lasciato solo, sostenuto sempre, la forza trovata nella famiglia e nella sua piccola Carolina, nel sostegno della fede. Il coraggio di riscendere in campo dopo mesi di chemioterapie, l’autotrapianto di midollo osseo, riprendendo le forze, tornando ad allenarsi e riprendendo l’idoneità sportiva un anno dopo la diagnosi e vincere un mese dopo: Campione d’Italia.
Si sente un fortunato Giacomo, ma soprattutto un uomo grato che sta cercando anche attraverso l’associazione da lui fondata: Associazione Giacomo Sintini (su FB e su Twitter @AssGSintini) di finanziare la ricerca, portare sollievo, perché i malati sono tanti, quelli di cui non ti accorgi quando stai bene, che invece ci sono e sono forse più di “noi”.
Il suo racconto sincero e onesto, dettato dalla vita, raccontato con semplicità e speranza, ha reso lucidi gli occhi di molti sprofondati nelle poltroncine del teatro Kursaal. Mentre rispondeva alle domande di Andrea Persiani ripercorrendo la sua vicenda umana e la sua passione per la pallavolo, più che forza e coraggio, la parola chiave è sembrata gratitudine. Per la fiducia accordatagli da molti come atleta fin da giovane, per gli insegnamenti dei suoi allenatori che gli hanno indicato la disciplina, per i risultati ottenuti, ma soprattutto per la sua famiglia e la seconda chance che la vita gli ha offerto. I sacrifici, tanti fatti per la pallavolo da adolescente, che si pesavano ma che non rimpiange, quell’insegnamento del coach che per andare in alto bisogna volare basso, che si rincrocia con le parole di un frate che il Signore glia avrebbe insegnato l’umiltà, tratteggiano una bella vita, e che non bisogna mai smettere di sperare con forza e coraggio.