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Operazione simpatia Se la spia è social…

“Rapportarsi con il pubblico” e “fornire informazioni su missioni, storia e altri sviluppi”; forse anche mettere a disposizione “fascicoli desecretati”. Sono questi gli intenti dichiarati dalla Cia, Central Intelligence Agency, con il suo sbarco sui social network: è del 6 giugno il tweet d’esordio, carico di simpatica ironia (“Non possiamo confermare né negare che questo sia il nostro primo tweet”), che va ad aggiungersi alla recente pagina Facebook. Non manca l’ormai collaudato sito internet all’indirizzo www.cia.gov. Gli 007 statunitensi che si occupano della sicurezza a livello mondiale si prefiggono inoltre d’informare i cittadini sugli annunci di lavoro presso l’istituzione federale e di condividere “riflessioni sulla storia dell’intelligence”.
Difficile stabilire se e perché un cittadino medio americano, o di qualunque altro angolo del globo, dovrebbe essere interessato alle “riflessioni sulla storia dell’intelligence”, eppure ecco questo passo virtuale verso la trasparenza di ciò che per sua natura – lo spionaggio – trasparente non dovrebbe né potrebbe essere.
Nessuno si illuda, quindi, di ricevere informazioni sui “lavori in corso” alla Cia, sulle sue profonde ramificazioni nei gangli della geopolitica e dell’economia planetaria, sui rapporti tra l’agenzia Usa e i corrispettivi servizi segreti di Russia o Cina, Italia o Regno Unito, Botswana o Repubblica di San Marino.
Anche perché, come è apparso chiaro dagli stessi primi “cinguettii”, la Cia non utilizzerà Twitter o Facebook per la “mission” che appartiene a tali strumenti. Essi non serviranno per creare delle “community on line”, non realizzeranno flussi comunicativi pluridirezionali, non ne nasceranno relazioni con pari dignità tra i diversi fruitori, tra chi emette e chi riceve il messaggio: saranno piuttosto uno web-megafono con cui saranno propinate ai cittadini quelle notizie che si vorranno far conoscere, strettamente controllate, puntualmente passate al vaglio di una rigida – peraltro comprensibilissima – censura interna.
Quelli della Cia diventeranno forse “cinguettii” volti a rendere più “simpatica” l’attività d’intelligence: probabilmente Ian Fleming, “papà” di James Bond, ne trarrebbe materiali per una gustosa spy-story e Alfred Hitchcock ci proporrebbe una emozionante e sapida pellicola. Ma rimarranno pur sempre monologhi pubblicitari come si usa con la réclame della Coca-Cola.

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