Gerusalemme Est non è più “occupata”. Almeno per l’Australia. Con una decisione che ha suscitato non poche polemiche, il governo di Canberra, nei giorni scorsi, ha stabilito che l’aggettivo “occupato” – se applicato a Gerusalemme Est, ovvero alla città vecchia, delimitata dalle mura, occupata da Israele nel 1967, durante la Guerra dei Sei Giorni, e poi annessa – è da ritenersi “peggiorativo, inappropriato e inutile”. Pertanto non va usato. Per il premier “aussie” Tony Abbott, “dei territori oggetto di negoziazione non dovrebbero essere descritti con un linguaggio caratterizzato da un giudizio di valore negativo”. Meglio dire “territorio conteso”. Prevedibili le reazioni di Israele e dell’Autorità palestinese (Anp). Se il primo si è felicitato con l’Australia per la decisione, frutto, a suo dire, “di un esame serio della questione” privo di “lusinghe nei confronti delle forze islamiche estremiste”, l’Anp l’ha giudicata “un cambiamento radicale, vergognoso e scandaloso”. A sostegno della causa palestinese si sono levate le nazioni islamiche minacciando sanzioni economiche contro l’Australia.
Curiosa la motivazione addotta da Canberra per spiegare la decisione: la rinuncia all’aggettivo “occupata” coinciderebbe, infatti, con una volontà di pace del Paese dei Canguri che, a novembre scorso, si era pure astenuto su due risoluzioni Onu che condannavano gli insediamenti israeliani. “L’Australia riconosce a Israele il diritto di esistere in pace all’interno di frontiere sicure, e riconosce al contempo l’aspirazione dei palestinesi ad avere un proprio Stato” è stato ribadito dal ministero della Giustizia australiano. Poco importa, quindi, se l’occupazione e l’annessione israeliana siano considerate illegittime dal diritto internazionale e per questo non riconosciute dalla maggior parte dei Paesi della comunità internazionale. È noto, infatti, che per norma internazionale, un Paese occupante non può requisire terre del Paese occupato. Nonostante ciò, le cifre parlano di quasi 500mila israeliani insediati tra Gerusalemme est e la Cisgiordania.
Sarebbe interessante conoscere quale aggettivo dovrebbe essere usato per definire la costruzione di 1.500 nuove unità abitative per i coloni nei Territori occupati. Ma in fondo, a pensarci bene, l’Australia è “upside down…” sottosopra. Gerusalemme non occupata ma contesa… se è una questione di aggettivi, allora sarebbe da privilegiare la più letteraria e bella “Gerusalemme liberata”.
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