MONTALTO MARCHE – Dopo la festa per il ritorno del Reliquiario di Papa Sisto V nella città di Montalto delle Marche, i musei Sistini ci informano che: “Per l’estate 2014 si potrà ammirare il prezioso Reliquiario dopo il restauro effettuato dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze presso il Museo Sistino Vescovile di Montalto.
dal 1 luglio al 7 settembre (tutti i giorni) dalle 16 alle 19
Ricordiamo che la necessità di procedere ad un nuovo intervento di restauro è stata dovuta alla fuoriuscita di composti salini di alterazione sulla superficie metallica.
L’indagine ha dimostrato che l’alterazione è avvenuta per interazione tra la lega d’argento con l’acido formico presente nella cassa in legno che anticamente ospitava il manufatto.
Si è inoltre osservata la leggera sbollatura della doratura.
Risultava infine compromessa l’adesione dello smalto al supporto in argento, anziché in oro, della parte corrispondente al prato nella scena del Compianto di Cristo. L’Opificio delle Pietre Dure ha provveduto a smontare le parti che costituiscono il Reliquiario, al consolidamento, alla pulitura e alla protezione delle parti metalliche (eccetto nelle zone smaltate).
Il Reliquiario, opera di sorprendente oreficeria parigina della fine del XIV secolo, è con molta probabilità riconoscibile in un cimelio appartenuto all’Oratorio della Cappellina di Carlo V de Valois, sovrano francese. Importanti collezionisti come Lionello d’Este duca di Ferrara e il Cardinale Pietro Barbo (1457) sono venuti in possesso di questa stupenda opera impreziosita di smalti en ronde bosse, perle, zaffiri e spinelli. Nello specifico il Cardinale di Venezia apportò delle sostanziali modifiche al Reliquiario inserendo una base polilobata, quattro stemmi e tre iscrizioni dedicatorie. Divenuto Pontefice con il nome di Papa Paolo II il manufatto confluì tra i tesori del Vaticano.
Nel 1587 Papa Sisto V donò il Reliquiario alla città di Montalto. Nell’occasione capovolse due delle tre iscrizioni di Pietro Barbo e fece apporre la propria dedica alla “sua patria carissima”; modificò poi gli stemmi dell’antico possessore aggiungendovi i propri emblemi: la stella e tre monti. Quindi dotò il manufatto di 8 reliquie disposte in teche affiancate alla scena della Deposizione nel sepolcro.
Vista l’importanza dell’opera, il restauro è stato interamente finanziato e realizzato dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze. I Musei Sistini, in collaborazione con l’Opificio, hanno provveduto a climatizzare la sala che ospita il cimelio e ad adeguarne la teca espositiva, con il contributo dell’azienda Hydrowatt.