GROTTAMMARE – Alcuni hanno chiesto di approfondire e anche la fonte storica di un nostro articolo inerente lo scoglio di San Nicola a Grottammare: la notizia è tratta dalla “Memoria sul sasso di San Niccola al mare” di Gian Bernardino Mascaretti, pubblicata nel 1865. Il Mascaretti, che era un sacerdote appassionato di memorie storiche, già autore di vari opuscoli e libretti di storia locale, scrive: “…Nella costruzione della ferrovia che attualmente si sta eseguendo ( attualmente sta per 1865, ma secondo altre fonti, fu fatto brillare nel 1862, n.d.a.), alla stazione si è assegnata la parte settentrionale di Grottammare; Per il che fu mestieri toglier via quello scoglio che riusciva d’impaccio”. Alla fine dell’opuscolo, dopo la dissertazione storica dell’autore, si conclude : “ Fu per questo che all’udirsi la demolizione del sasso di San Niccola, ognuno provò un senso di rincrescimento per la memoria che si perdeva di cosa che si bramava perenne”. Fino alla costruzione della linea ferroviaria adriatica erano presenti non lontano dalla stazione di Grottammare due grossi massi che per costituzione loro e per la storia naturale del paese, facevano pensare essere venuti giù dalla zona a monte. Certo in quel momento quegli scogli che davano intralcio ai lavori della ferrovia erano abbondantemente interrati, ma per antichi ricordi li si sapeva essere stati in mezzo al mare come posizione originaria; Figuriamoci lo stupore di chi avesse visto lo scoglio di San Nicola per la prima volta. Questo infatti aveva sopra di sè una costruzione (chiesa di San Nicola appunto) che, per quanto diroccata, faceva intuire che il costruttore avesse lavorato sulla terra ferma ed in posizione di sufficiente sicurezza. Gli scogli, geologicamente della stessa natura dei colli che si ergono ad ovest della loro posizione, sono chiaramente due macigni erratici, cioè formatisi in una parte diversa dall’attuale dislocazione. Il San Nicola aveva le seguenti dimensioni: mt. 15×10 e si elevava per una altezza di m 8 sul livello del mare; sulla sua sommità, come già detto, erano presenti dei ruderi: “… aveva una costruzione quadrilatera in pietra rozza cementata con calce e breccia fina a forma di fondamento o zoccolo. Sopra di questo spiccavasi un muro più stretto di mattoni, la cui parte esteriore era di filari di ciottoli tagliati a prospettiva piana, alternati a file di mattoni; e anche questo muro era col cemento di calce e brecciolina… le qualità del murato della chiesa, per esser conforme a quella delle mura dell’antico castello, rimontano intorno al mille”. L’altro scoglio, il “Piccuto”, era un lastrone di breccia compatta dalla figura somigliante un triangolo equilatero, con un vertice che si elevava per un’altezza di 11 metri sul livello del mare, ed inclinato ad ovest di un paio di metri abbondanti. Masso erratico anch’esso come quello di San Nicola, ma con inclinazione degli strati diversa, orizzontale anziché verticale; La presenza di questo scoglio in mare è attestata già da un documento fermano che risale al 1103: “… incipit a mare a Sasso Piczuto”, dove viene indicato come confine nord di Grottammare. Oltre le suddette testimonianze storiche, bisogna porre attenzione alle frane del 1792-’75, poi del 1843 e infine quella del 1928, che fecero scivolare altri massi della vicine colline al mare. Uno di questi massi, mantiene ancora ( anche se non è l’originario scoglio di San Nicola, che come abbiamo spiegato, insiste, anche se frammentato perché fatto brillare e “livellato” esattamente sotto la linea ferroviaria, quindi attualmente interrato) il nome appunto di “Scoglio di San Nicola” a perpetua memoria dell’originario e prospiciente scoglio. Riportiamo una foto della pianta degli originari scogli di San Nicola e Sasso Piccuto, tratta dal Catasto Gregoriano del 1815 e una cartolina d’epoca .