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Il Vescovo Carlo ha guidato gli esercizi spirituali dei diaconi

Di Mario Vagnoni

DIOCESI – Sono stati tre giorni di grande raccoglimento e di arricchimento spirituale, quelli che abbiamo vissuto come comunità diaconale da venerdì 20 a domenica 22 giugno presso il convento delle suore Teresiane di Ripatransone insieme al nostro vescovo Carlo.

Le giornate sono trascorse nella preghiera con la Liturgia delle ore : lodi, vespri e compieta, con la messa e l’adorazione eucaristica, con la meditazione di passi biblici guidati dal vescovo e con la riflessione silenziosa personale. Sui passi biblici il vescovo ci ha fatto scoprire in At 8,5-40 la figura del diacono Filippo che ha battezzato i Samaritani e l’Etiope.

Il vescovo ci ha fatto capire che i primi 7 diaconi sono un’invenzione degli Apostoli, sono nati inizialmente per risolvere un’esigenza concreta nella chiesa di Gerusalemme. Siccome le vedove degli Ellenisti nelle mense erano trascurate, occorreva aiutarle concretamente nella distribuzione dei generi di prima necessità. Gli Apostoli non potevano farlo perchè avrebbero trascurato la predicazione e allora propongono di affidare questo compito caritativo a 7 uomini di buona reputazione, pieni di Spirito Santo e di sapienza.

Buona reputazione per un diacono sposato significa vivere onestamente e rettamente la sua vocazione matrimoniale senza dare adito a chiacchiere, creare buone relazioni con il prossimo, senza invidie, gelosie, cercando di dare una buona testimonianza di vita.

Il diacono è chiamato ad essere pieno di sapienza, cioè leggere la realtà con lo sguardo amoroso di Dio che dà sapore alla vita.

Il diacono è una persona che accoglie tutti e sa pacificare le situazioni conflittuali con il dialogo e la collaborazione sia con i sacerdoti che con gli altri fedeli.

Il vescovo ha posto davanti alla nostra vita i 7 doni dello Spirito Santo e ci ha chiesto nella riflessione personale di vedere quanto essi contano nella nostra esistenza per poter svolgere meglio il nostro servizio. Personalmente ho capito che anche se non sono diacono però seguendo i 7 doni dello Spirito Santo, in quanto battezzato, posso portare con la mia vita l’Amore di Dio in famiglia, nel lavoro, tra gli amici.

Il vescovo Carlo ha chiarito poi con la figura del diacono Filippo che il diacono oltre ad essere servo della carità è anche servo della Parola. Filippo è un evangelizzatore apre la strada agli Apostoli. Infatti battezza i Samaritani, poi gli Apostoli intervengono e donano loro lo Spirito Santo.

Filippo inizia l’evangelizzazione poi si ritira quando subentrano gli Apostoli. Filippo è preparato è convincente suscita nei Samaritani il desiderio di conoscere e stare con Gesù. Aspetto importante il diacono deve essere preparato, non può improvvisare, per questo deve avere una formazione permanente spirituale e dottrinale.

Filippo viene chiamato dallo Spirito in un posto deserto e così incontra l’Etiope che desidera ricevere il battesimo perchè Filippo gli ha spiegato la Parola e gli ha fatto conoscere piacevolvente la figura di Gesù Salvatore. Il diacono non deve avere pretese e farsi nidi o recinti , ma va dove Dio e la Chiesa lo mandano.

Il diacono come ogni cristiano che vuole fare la volontà di Dio è un itinerante che va dove serve.

La sua missione prima che nel privato è sulla strada nella vita pubblica come Filippo che incontra sulla strada l’Etiope bisognoso di conoscere Gesù. Vivere la Carità è essere anche servitore della Verità cioè presentare e spiegare ai fedeli in maniera competente la Sacra Scrittura che va studiata, meditata e vissuta dal diacono. Occorre che il diacono viva la Parola di Dio e con l’esempio e l’Evangelizzazione aiuti anche in questa strada i fratelli, come Filippo.

Il diacono non è funzionario della Parola, ma un amante e servitore della Parola di Dio.

Il vescovo come ultima meditazione si è soffermato sul rapporto tra il diacono e i sacramenti.

Innanzitutto i sacramenti sono le azioni con cui Dio continua a salvare oggi gli uomini.

I sacramenti sono dei segni visibili come l’acqua, l’olio, il pane e il vino che riportano ad una realtà invisibile che salva. I sacramenti sono indicazioni visibili che portano a Cristo che salva.

Il vescovo ha detto che il primo sacramento è la Chiesa che è corpo di Cristo e sacramento universale di salvezza. Il diacono deve avere una spiritualità sacramentale che non è astratta, ma è concreta, carnale e vissuta nel quotidiano. Ad esempio è importante avere un amore profondo per

l’Eucarestia, ma non spirituale, ma concreto nel senso che dopo che ci siamo nutriti dell’Eucarestia, anche noi possiamo spezzarci e donarci come il Pane eucaristico nella vita quotidiana ai fratelli.

Questo è considerare l’Eucarestia come fonte e culmine della nostra vita cristiana.

Il vescovo ci ha aperto nuove prospettive con queste riflessioni che non devono scoraggiarci perchè troppo difficili da praticare nel nostro servizio quoditiano su tutti i fronti, ma deve essere uno stimolo a prendere sul serio e con nuovo entusiasmo questo cammino, sapendo che non siamo soli, in quanto Dio ci guida con il suo Spirito Santo, come si è lasciato guidare Filippo.

L’importante è che apriamo il nostro cuore facendoci guidare dalla Provvidenza di Dio per avere la pace del cuore. Il vescovo durante un’omelia ha detto: “Se non diamo niente alla vita, la vita non ci dà niente”. La fecondità spirituale ed umana passa anche attraverso il sacrificio e il mettersi in gioco confidando in Dio, non chiudendoci in noi stessi, nelle nostre paure e nelle nostre comodità, dicendo, ma chi me lo fa fare tanto non cambia niente. Occorre che prima cambio io, la mia prospettiva egoistica, per mettermi nella prospettiva amorosa di Dio. Solo fidandomi di Gesù, amando veramente la sua Parola, i Sacramenti e la sua Chiesa, la mia vita potrà essere feconda e potrà sperimentare la pace del cuore e trasmettere la pace di Cristo Risorto al mondo.

A partire da questi esercizi spirituali ci auguriamo che possa nascere una bella comunità diaconale di fratelli in Cristo che possa fare del bene alla Chiesa diocesana truentina. Ringraziamo le suore teresiane per la cortesia e l’ospitalità che ci hanno offerto e sua Eccellenza Mons. Carlo Bresciani che ci ha dato dei suggerimenti utili per vivere con uno spirito nuovo la propria vocazione diaconale seguendo la Volontà di Dio.

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