Calabresi e non… Si è consumata la visita di un padre buono ai suoi figli, di Papa Francesco alla Chiesa di Calabria, nel segno della diocesi di Cassano all’Jonio, lasciando impresso il solco nel quale continuare a camminare. Da oggi in avanti.
Calabresi e non… Un popolo ferito dal male che, in questa terra, spesso urla spavaldo assumendo il volto deturpato dell’ingiustizia, della violenza, del malaffare, della sopraffazione, dei mille volti di ogni mafia; ma anche un popolo vivo, perché tanti, uomini e donne, nonostante tutte le difficoltà, non si rassegnano e continuano con coraggio e fiducia a costruire quotidianamente i segni del bene.
Calabresi e non… A questo popolo, ferito ma vivo, Papa Francesco ha portato il suo affetto concreto, il suo sguardo attento, il suo ascolto sincero, ma soprattutto ha voluto contribuire, con la franchezza della sua testimonianza e della sua parola, al bene più necessario e urgente: il risveglio delle coscienze addormentate e l’incoraggiamento vigoroso di quelle già deste.
Calabresi e non… Un popolo che dal Papa ha ricevuto un forte richiamo a vigilare per non lasciarsi mai derubare della speranza, a non cadere vittima di una rassegnazione infruttuosa e deresponsabilizzante. E, insieme, un amorevole incoraggiamento a riprendere, con rettitudine e creatività, passo dopo passo, il cammino verso un rinnovamento profondo del tessuto umano, sociale, ecclesiale, per la promozione del bene comune; un incoraggiamento a mettere ogni sforzo, sia a livello individuale che comunitario, per dire no a quelle catene inique – ogni forma di mafia e di degrado umano – che ancora deturpano il volto della Calabria, impedendone una crescita autentica e duratura.
Calabresi e non… Un popolo esortato a riprendere coscienza delle proprie risorse umane e territoriali, rimettendo al centro della rinascita le energie migliori, a cominciare dai giovani. Papa Francesco ha indicato con chiarezza il percorso da seguire: “Un popolo che adora è un popolo che cammina!”. Adorare e camminare. Adorare il bene in tutte le sue espressioni autentiche (nella fede, Dio Amore che è il Bene) e camminare nella carità operosa. L’una cosa rende autentica l’altra e ne reclama la sinergia. Dunque, culto del bene nel cuore e nella mente, culto del bene nell’operosa azione quotidiana, a livello individuale, sociale, ecclesiale. Non sterile utopia, ma fondata speranza che, con rinnovata responsabilità, le donne e gli uomini di buona volontà di Calabria possano riprendere in mano il proprio destino.
Calabresi e non… Oggi diciamo: siamo tutti calabresi.