Pina De Simone e Franco Miano
Quello della famiglia è sicuramente un tema sensibile perché tocca la vita di ognuno. C’è pertanto grande attesa rispetto al Sinodo straordinario sulla famiglia che si terrà nel prossimo ottobre e di cui è stata presentata in questi giorni la traccia di lavoro.
La traccia che viene consegnata all’attenzione della Chiesa universale non intende proporre una trattazione astratta perché muove piuttosto dall’esperienza comune. Si avverte con chiarezza la volontà di porsi in ascolto di questa esperienza per aiutare a leggerla alla luce del Vangelo. Il testo, nato da una consultazione dall’inedita ampiezza, apre lo sguardo aiutando ad attraversare la complessa e variegata realtà della famiglia con un’attenzione che non si ferma unicamente alla cultura occidentale ma tiene conto della estrema varietà delle situazioni culturali a livello mondiale. È uno sguardo che non nasconde le difficoltà, rilevate anzi con grande onestà e rigore, e le prospetta con puntualità ed estrema concretezza. Ma è anche uno sguardo che sa andare oltre l’evidente problematicità, per cogliere il crescente desiderio di famiglia presente nel nostro tempo, e dunque il valore con cui ancora viene percepita questa fondamentale esperienza, nella convinzione che le difficoltà non delimitano in maniera assoluta e univoca l’orizzonte della famiglia.
Dinanzi alla crescente fragilità ma anche al desiderio di famiglia la Chiesa avverte la responsabilità di annunciare il Vangelo della famiglia. C’è bisogno di raccontare di nuovo e con un linguaggio nuovo la bellezza dell’essere famiglia. Si tratta di aiutare a ritrovare il senso della famiglia nel disegno d’amore di Dio per l’uomo riscoprendo la famiglia come manifestazione di questo stesso amore. Le famiglie non possono essere lasciate da sole. Hanno bisogno di essere accompagnate, sostenute nel loro impegno, accolte nelle diverse esigenze delle stagioni della vita. Non bastano i corsi di preparazione al matrimonio. Accogliere e sostenere le famiglie vuol dire fare delle famiglie il criterio per ripensare la pastorale, i tempi, i luoghi, le modalità perché siano accoglienti della vita delle persone. Vuol dire, per la Chiesa, riscoprirsi famiglia, famiglia di famiglie e proprio per questo capace di non escludere nessuno. La famiglia deve poter diventare protagonista della vita della Chiesa, soggetto e non semplicemente oggetto della pastorale. Occorre arginare la tendenza ad una esasperata privatizzazione che a lungo andare è motivo di disorientamento e di angoscia aiutando le famiglie a sentirsi inserite in una rete di relazioni che sostiene ma che chiede anche di essere assunta con rinnovata responsabilità. Va in questa direzione l’invito a riscoprire la dimensione sociale della famiglia. Si tratta di porre la famiglia al centro della vita sociale esigendo un cambiamento di rotta delle politiche ma anche un più chiaro protagonismo della famiglia stessa.
Complessivamente possiamo dire che questo Sinodo si presenta, nello stile di Papa Francesco, come caratterizzato da una grande volontà di accoglienza. Ne è prova la consultazione attivata attraverso il questionario diffuso mesi fa che ha suscitato un ampio coinvolgimento a tutti i livelli della vita della Chiesa e anche tra quanti non sono impegnati nella realtà ecclesiale. Ma ne è prova anche la traccia di riflessione, l’Instrumentum laboris, che raccoglie i risultati di questa consultazione per tradurli in linee di ulteriore confronto. Scritta con uno stile chiaro e un linguaggio semplice, accessibile a tutti, la traccia appare rivolta a tutti. Il Sinodo è un momento di Chiesa, è la Chiesa che ascolta, riflette e si interroga, ma, come è nella natura stessa della Chiesa, le parole che nascono da questo ascolto e da questo interrogarsi sono rivolte a tutti perché la Parola che alla Chiesa è affidata è per l’uomo: è il Vangelo di Gesù che è annuncio di pienezza e di vita per ogni uomo. Ed è questa Parola che la Chiesa del Sinodo, una Chiesa accogliente, che cammina con gli uomini, vuol far ancora risuonare nella loro concreta esistenza. Non chiudere gli occhi di fronte alla problematicità e alla delicatezza delle questioni ma riscoprire a partire dal racconto di un’esperienza riletta in profondità la bellezza dell’essere famiglia e di un amore più grande delle nostre fragilità che può operare miracoli nella vita quotidiana.
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