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Tra Floris e la Rai non mettere il dito

“Fra moglie e marito non mettere il dito”. Quindi dovremmo stare alla larga da Floris e dalla Rai, ma la vicenda ha uno spessore che merita qualche breve considerazione.
Ma che razza di Paese siamo?
Possibile che si debbano dedicare titoloni di giornale a una banale vicenda professionale che riguarda un conduttore televisivo, giovane e già ricco, che va alla concorrenza per qualche milione di euro in più? Siamo davvero messi male se dobbiamo sorbirci frasi del tipo “me ne vado per una scelta editoriale, la Rai non sposava le mie idee”.

E che saranno queste idee? Una rivoluzione dell’umanità? “Stiamo bassi”, direbbe il panettiere sotto casa. In fondo è solo televisione. Come è solo calcio… e neppure giocato, quando si parla dei compensi milionari di certi calciatori.
E soprattutto portiamo un po’ di rispetto a chi non mette insieme il pranzo con la cena (troppe famiglie italiane) e alle quali “Ballarò” non può dare da mangiare e neppure un sollievo (perché la politica è noiosa, anzi noiosissima, anche se c’è il “bravo conduttore”). A proposito, ci piacerebbe conoscere la curva degli ascolti dopo l’intervento di Maurizio Crozza, il miglior comico di “regime” in circolazione.
Senza facili moralismi, vale per Floris, come per tutti noi che facciamo comunicazione, quello che ha annotato Papa Francesco nell’udienza del 5 giugno del 2013: “Uno che muore non è una notizia, ma se si abbassano di dieci punti le Borse è una tragedia!”. Dunque, continuare a scrivere, titolare e sproloquiare su una legittima scelta professionale di un singolo, oltre che essere sostanzialmente utile solo per far lievitare la notorietà dell’interessato, è semplicemente un’inutile offesa ai poveri. O no?
Qualcuno ci darà del “moralista”, ma in tempi duri come questi, l’esibizione muscolare di tanta ricchezza e fortuna stona oggettivamente con la vita di un popolo in affanno. E noi stiamo con il nostro popolo. Che non vive di gossip mediatico.

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