Tratto da “Lu Campanò”. Di Stefano Novelli.
“Nei Secoli Fedeli“ ed ora che ci accingiamo a festeggiare i due secoli di vita dell’arma dei Carabinieri possiamo sicuramente affermare che mai motto fu più corretto. Duecento anni in cui i carabinieri sono sempre rimasti fedeli alle istituzioni (monarchia prima, repubblica poi), alla bandiera ma soprattutto al popolo italiano a cui hanno sempre assicurato disponibilità, aiuto e protezione in molti casi fino all’estremo sacrificio.
Era il 13 luglio 1814 quando il Re Vittorio Emanuele I di Savoia istituì il corpo dei Reali Carabinieri, 800 uomini a cui veniva delegata la tutela della sicurezza e dell’ordine pubblico dello stato Sabaudo.
Un corpo che, rappresentando da sempre lo Stato sul territorio, ne ha seguito l’evoluzione sociale , istituzionale ma soprattutto territoriale, crescendo e diffondendosi di pari passo con l’aumentare dei territori sottoposti alla giurisdizione dei Savoia.
Con l’annessione dei territori dello stato Pontificio e la proclamazione dell’ Unità d’Italia iniziarono ad istituirsi anche in queste aree presidi dei Reali Carabinieri .
Il 4 marzo 1861 (archi. stor. SBT. fasc.23) il Capitano comandante dei Reali Carabinieri stanziati nella provincia di Ascoli scrive al presidente della Comune Municipale di San Benedetto comunicandogli: ”…ll Comando Superiore del Corpo ha determinato di stabilire una stazione in cotesto Comune cui saranno assegnati per Distretto il suo Mandamento e l’altro di Offida. L’effettivo della forza sarà di un Brigadiere e quattro Carabinieri, che marciano già da Ancona per il loro nuovo destino e giungeranno per conseguenza costì domani l’altro 6 del corrente.”
Il presidio Sambenedettese al quale come indicato nella lettera verrà affidata la sorveglianza dei territori del proprio mandamento (San Benedetto, Acquaviva Picena e Monteprandone) e quelli del mandamento di Offida (Offida, Appignano del Tronto, Castel di Lama, Castorano, Colli del Tronto, Monsampolo del Tronto, Spinetoli e Pagliare all’epoca ancora non accorpata a Spinetoli) troverà alloggio presso la caserma in precedenza occupata dalla Gendarmeria Pontificia e per la quale il suddetto Capitano nella stessa missiva invita il già citato Presidente della Comune municipale di San Benedetto “…a disporre subito che la caserma una volta occupata dai Gendarmi Pontifici sia provveduta dell’occorrente casermaggio che prescrivono i Regolamenti in vigore e venga aggiustata in modo onde al giungere della nuova brigata sia in grado d’essere assegnata alla medesima in condizione di essere subito abitata.”
La caserma in questione era un edificio, oggi non più esistente, al tempo di proprietà del Sig. Panichi, ubicato lungo Via del Corso (S.S. 16) nelle vicinanze della costruenda nuova Chiesa della Marina, dove i carabinieri rimarranno per alcuni decenni.
Nella seduta consiliare del 25 luglio 1887 (archi. stor. SBT) “…Il Presidente espone che da persona rispettabile e degna di tutta la fede, anche perchè appartenente all’Arma dei Reali Carabinieri si sarebbe fatta intravedere la possibilità d’istituire in questo luogo il comando d’una sottotenenza dell’Arma, sempre che il Comune offrisse alla Provincia idoneo e comodo fabbricato per uso Caserma”. Nella stessa seduta si individuò come luogo adatto ad ospitare il comando della nuova sottotenenza una parte della caserma militare esistente in via della Gessara (oggi Via G. da Procida) ed utilizzata fino ad allora, come specificato nella delibera stessa, per alloggiare e far riposare “…le truppe di passaggio, che unicamente ne usufruiscono nella Stagione estiva allorquando qui si recano per le esercitazioni dei tiri da combattimento“ funzione divenuta superflua con l’apertura della linea ferroviaria Ascoli – San Benedetto che permetteva lo spostamento giornaliero dei soldati baipassando la sosta sambenedettese.
Successivamente l’aumento demografico che alla fine del primo decennio del novecento aveva portato la popolazione cittadina a contare 11 mila Abitanti; lo sviluppo urbanistico con il raggiungimento di circa 14 chilometri di strade interne al centro abitato; l’incremento dell’industria del commercio e della pesca visto anche in prospettiva dell’ultimazione dei lavori del costruendo porto e della progettata tranvia elettrica (vedi Lu Campanò n° 3 maggio-giugno 2013), insieme alla crescente attività turistico balneare ed all’importanza della stazione ferroviaria che già all’epoca vantava il transito e la sosta di 40 treni giornalieri, sono tra le principali motivazioni che spinsero la Giunta Municipale nella seduta del 21 agosto 1911 (archi. stor. SBT) a riunirsi d’urgenza per domandare al Governo la istituzione di una Sezione o Tenenza dei Reali Carabinieri.
Nel 1919, la caserma dei Reali Carabinieri fu spostata nella storica sede di Via G. Pizzi dove tra i vari comandanti che si avvicendarono nel tempo al vertice della locale tenenza prestò servizio anche il Gen. Carlo Alberto dalla Chiesa allora giovane ufficiale al suo primo incarico di comando che arrivò a San Benedetto nel 1942 e vi restò fino all’8 settembre 1943.
Nel 1946 la caserma fu intitolata al Maresciallo Luciano Nardone, comandante della stazione di San Benedetto. Lui stesso e il Carabiniere Isai Ceci, sono da considerare eroi in divisa che non esitarono a sacrificare la propria vita per salvare dalle requisizioni tedesche i generi alimentari posti in un deposito di piazza Roma (dal 1946 piazza L. Nardone) necessari a sfamare le famiglie sambenedettesi.
Nella sede di Via G. Pizzi i Carabinieri resteranno fino al 2003 anno del trasferimento nell’attuale caserma di viale dello Sport.