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Ritiro AC, il Vescovo ai consiglieri e presidenti: formarsi, dialogare, capirsi e collaborare per portare frutto

 

Tratto dall’Ancora Cartaceo

ACQUAVIVA PICENA – Si è tenuto sabato 28 giugno, a Montemonaco il ritiro spirituale rivolto al Consiglio Diocesano AC e ai presidenti parrocchiali, guidato dal Vescovo Carlo. Un’occasione importante per rinvigorire lo spirito e per creare legami con tutta l’associazione. Il Vescovo, l’assistente diocesano AC don Luigino Scarponi, l’assistente diocesano ACR don Gian Luca Rosati e i consiglieri e presidenti provenienti dalle parrocchie di Martinsicuro, Colonnella, San Benedetto del Tronto, Acquaviva Picena, Grottammare e Force, si sono ritrovati a Casa Gioiosa intorno alle 9:30. L’incontro è iniziato con la lettura del brano del vangelo di Giovanni cap 15 del quale il Vescovo ha messo in luce alcuni aspetti. “Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me”: bisogna avere la consapevolezza che da soli non si fa frutto, solo uniti a Cristo e alla Chiesa possiamo portare frutto. “Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto”, il termine potatura sembra mortificare la persona ma la potatura non ha a che fare con la cultura dello scarto, essa è la capacità di mettere da parte qualcosa di se stessi per dare il meglio di sé nell’insieme. Bisogna andare oltre l’individualismo, che non pota niente di sé, per entrare  nell’associazionismo, per essere membri vitali e coordinarsi con gli altri per portare frutto. Il verbo rimanere viene ripetuto dieci volte in sette versetti, rimanere in Lui affinché le sue Parole rimangano e si sedimentino in noi, rimanere nei comandamenti perché rimanere in Lui non è solo “ti voglio bene” ma anche non fare del male. Portare frutto significa costruire una Chiesa con Gesù senza la pretesa di monopolizzare le parrocchie, bisogna dialogare, capirsi, lavorare insieme, collaborare e andare nel senso della diocesanità. “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi”, è Lui che ci manda e in questo possiamo riporre la nostra fiducia. Rifacendosi alle parole del Papa, il Vescovo Carlo ha esortato tutti ad esprimere figure di fede adulta che sappia rendere ragione della propria fede. Nell’AC ci deve essere il desiderio di andare che non è solo una questione di visibilità, ma un andare con l’umiltà del servizio che può diventare una proposta per gli altri, né nascondersi né imporsi. Il servizio è alla Chiesa e anche alla società civile, perché si tratta di riportare, in essa, i valori cristiani; c’è bisogno di una collaborazione qualificata, responsabile e organizzata, quindi di formazione, e in questo ci dobbiamo assumere la nostra responsabilità laicale. Siamo cristiani adulti se formiamo una coscienza adulta non con un’opera di introspezione dei nostri desideri, perché si finisce con l’identificarli con la coscienza stessa, ma con un confronto con la Parola di Dio, non letta da soli, perché così ci dà sempre ragione, ma letta con la Chiesa. Il Vescovo ha lasciato tutti con tre imperativi da seguire: sii attento, cerca di conoscere le cose fino in fondo, sii attento all’insieme, non al particolare, perché si perde la bellezza del quadro. Sii ragionevole, che significa usare il concretamente possibile. Sii responsabile, assumiti le tue responsabilità, non delegare agli altri. La giornata di riflessione è terminata con una condivisione dell’esperienza vissuta alla quale è seguita una piccola merenda per poi concludere con le foto di rito.

Janet Chiappini: