Di Michele Luppi
Se non fosse per la faccia di un bimbo dagli occhi azzurri impressa sullo schermo, leggendo frasi come “Pacchetto All-Inclusive”, “soddisfatti o rimborsati”, verrebbe da pensare ad un villaggio vacanze e non ad una clinica riproduttiva. Siamo sul sito di una clinica specializzata nella fecondazione assistita con sede in Ucraina, nuova frontiera europea delle coppie in cerca di figli. Non ne indichiamo i nomi per evitare inutile pubblicità, ma sono decine le strutture nate negli ultimi anni nel Paese: diciotto nella sola Kiev secondo quanto riportato da una guida on-line della città.
Uteri in affitto, anche in Europa. Il mercato a cui puntano queste strutture è, soprattutto, quello delle coppie provenienti dai Paesi dell’Europa occidentale nei quali sono vietate pratiche come quella della madre surrogata. Lo si capisce dal sito completamente tradotto nelle diverse lingue e dalla presenza di referenti per i clienti dei vari Paesi. Tra i servizi offerti dalla clinica presa in esame, due sono i fiori all’occhiello: il primo è il “pacchetto di ovodonazione – successo assicurato” che, alla cifra di 9.900 euro, garantisce il rimborso totale della somma versata in caso di fallimento di 5 tentativi. Alla coppia – si legge sul sito – è chiesto l’invio di una informativa contenente le caratteristiche della donatrice desiderata come altezza, peso, colore dei capelli, persino la forma del naso. Poi vi è il pacchetto “Al inclusive per la maternità surrogata” che può prevedere anche il servizio di ovodonazione. In questo caso il costo è di 29.900 euro che sale di altri 5mila euro in caso di parto gemellare. Il contratto prevede anche un costo aggiuntivo di 2000 euro in caso di aborto spontaneo da parte della madre surrogata dopo la terza settimana. Ma – tranquillizzano dalla clinica – a quel punto la procedura può ripartire da capo senza altri costi aggiuntivi.
L’assistenza legale. La pratica della maternità surrogata in Ucraina è consentita, solo alle coppie sposate, dal 2007, grazie ad alcune modifiche al diritto di famiglia introdotte con la legge 1154/5. Ma, per evitare ogni possibile contrattempo,la clinica offre anche un servizio di assistenza legale per facilitare il rilascio del certificato di nascita e per l’ottenimento dei documenti necessari al rientro in patria (procedura per altro consentita). Uno scenario che potrebbe cambiare con l’avvicinamento del Paese, dove proseguono gli scontri nelle regioni orientali, all’Unione europea. Un traguardo che appare più vicino dopo la recente firma dell’accordo di associazione e stabilizzazione con Bruxelles. Anche se, l’onorevole Carlo Casini, già parlamentare europeo e presidente del Movimento per la vita, invita alla cautela. “Prima di tutto – precisa Casini – quella siglata nei giorni scorsi è solo una prima tappa di un cammino ancora lungo e incerto. Un percorso su cui non credo peseranno le decisioni in materia di maternità surrogata perché in questi ambiti la competenza è dei singoli Stati membri. In generale posso affermare che, in linea di massima, l’orientamento dei Paesi Ue è contrario alla maternità surrogata”. Resta, però, secondo Casini “la necessità di procedere alla stesura di una direttiva che disciplini i rapporti transazionali, in particolare riguardo al riconoscimento delle pratiche compiute all’estero”.
Madri “nonne”. Tra le clienti delle cliniche di Kiev anche donne ormai di una certa età. “Vogliamo fare i migliori auguri – pubblicizza la clinica – alla nostra cliente più matura che, con i suoi 66 anni, ha dato alla luce due splendidi gemelli sani”. Non essendo sposata, precisano, la signora non ha potuto accedere alla maternità surrogata, ma “i nostri medici dopo attenta valutazione hanno optato per il pacchetto successo bimbo sicuro…”. Ecco un caso di nonna-madre. Un caso isolato? Chi può dirlo?
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