Di Davide Maggione
L’epidemia di Ebola in Africa occidentale “sta prendendo proporzioni inquietanti e con la porosità delle frontiere rischia di propagarsi nella regione”, andando oltre le frontiere di Guinea Conakry, Liberia e Sierra Leone, i tre Paesi dove finora ne sono stati segnalati casi (il 10 giugno, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, erano arrivati a 888, di cui 539 mortali). A lanciare l’allarme è Mustapha Diallo, portavoce regionale della Federazione internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa (Ficr), che parla da Dakar, in Senegal. Qui, come in Costa d’Avorio e Mali, spiega, l’organizzazione umanitaria “ha mobilitato fondi e volontari per iniziare operazioni di preparazione e affrontare ogni eventuale propagazione del contagio”.
L’importanza della sensibilizzazione. La preoccupazione è condivisa dal dottor Saverio Bellizzi, epidemiologo dell’organizzazione non governativa Medici senza frontiere (Msf), appena rientrato dall’Africa, che parla di “epidemia fuori controllo”, destinata a durare “ancora per diversi mesi, almeno fino a novembre-dicembre”. A una quasi scomparsa di nuovi casi in Guinea (se ne è verificato solo uno tra il 6 e l’8 giugno, secondo l’Oms), infatti, corrispondono contagi ancora numerosi in Sierra Leone e Liberia (rispettivamente 32 e 11). In questi Stati, spiega lo specialista “non si è ancora arrivati a un livello di sensibilizzazione e di controllo dell’epidemia, come in Guinea, dove si è già presenti da marzo e molte azioni sono già state messe in atto grazie alle autorità locali”. Proprio la sensibilizzazione è diventata una delle priorità dei governi dopo il vertice interministeriale che il 2 e 3 luglio si è svolto ad Accra, in Ghana, tra le autorità della regione e i partner sanitari internazionali. Un’accresciuta sorveglianza e una maggiore collaborazione tra i paesi confinanti e l’istituzione di un centro di coordinamento in Guinea Conakry sono gli altri punti della strategia di risposta. “L’educazione è fondamentale – ribadisce però Mustapha Diallo – perché il primo ostacolo all’eradicazione di questa epidemia sono l’ignoranza e la paura”, che hanno portato ad esempio al diffondersi di notizie false o di teorie del complotto. Come quelle secondo cui sarebbero stati gli stessi operatori umanitari a diffondere il contagio, o ad approfittare della malattia per mettere in atto traffici d’organi. “Dicerie”, chiarisce il portavoce della Croce Rossa, che però sembrano in alcuni casi far presa sulla gente comune. “In più – lamenta il funzionario – in alcuni Paesi ci sono anche esponenti politici che usano Ebola come un’arma per destabilizzare i governi, facendo circolare notizie inventate”.
Coinvolgere le comunità. Anche le resistenze della popolazione, che si sono manifestate con aggressioni al personale sanitario, sono “dovute alla paura legata all’Ebola” e alla mancanza di informazioni nelle comunità a proposito di questa malattia, continua Diallo, “che si manifesta per la prima volta in Africa dell’Ovest”. Pesano dunque “il timore e la stigmatizzazione” nei confronti dei malati, fattori che rendono ancora più importanti azioni capillari a livello locale. È questa la strategia seguita dalla Croce Rossa, che, riferisce il portavoce, ha già un radicamento sul territorio grazie alla sua rete di volontari, ma di recente ha deciso di coinvolgere nell’azione di sensibilizzazione anche i leader comunitari, come ad esempio i capi tradizionali. Un’altra pedina chiave in questo processo – inizialmente trascurata – è rappresentata dai guaritori a cui, racconta il dott. Bellizzi, “la gente si rivolge – per determinati tipi di patologie – più che ai centri sanitari”. È proprio il medico di Msf a mostrare che un approccio coordinato, quando è stato applicato, ha già portato risultati: è il caso del sud della Guinea dove un intervento tempestivo ha permesso di far calare il tasso di mortalità al 25%, rispetto al 90% atteso in assenza di cure. Queste, chiarisce l’epidemiologo, non possono prendere di mira direttamente la malattia, ma almeno sono in grado di portare l’organismo a reagire “in maniera più appropriata”. Il risultato si può ottenere attraverso una combinazione di “terapia idratante, terapia del dolore ed eventualmente terapia antibiotica o di altro genere, se insieme all’Ebola si presentano anche altre patologie, come è il caso, durante la stagione delle piogge in corso, della malaria”.