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Il colore prima del blu – Puntata 5

   Avviso ai lettori: 

Con questa puntata possiamo
annunciarvi che il romanzo è uscito
anche in edizione cartacea, acquistabile sia
in libreria che negli store online.
Le puntate su L’Ancora on line continueranno
fino alla parola “fine” e ci accompagneranno per
altri mesi ancora.
Cogliamo l’occasione per ringraziarvi
per l’interesse e la passione
con i quali ci state seguendo.

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Il romanzo “Il colore prima del blu” è anche in edizione cartacea.
E’ acquistabile in tutte le librerie e in tutti gli store online.

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Per leggere le precedenti puntate clicca su:

– Il colore prima del blu – Puntata 1

– Il colore prima del blu – Puntata 2

– Il colore prima del blu – Puntata 3

– Il colore prima del blu – Puntata 4

La trovo alla finestra in camice bianco. È di spalle. Sembra un fantasma. Le hanno tagliato i capelli. Le ho portato dei dolci di Emma la fornaia. Non me li ha fatti pagare. La Madonna Nera dondolava anche oggi. Mi ha detto: ‹‹Salutami la mamma. Vedrai che si rimetterà presto.››

Metto una mano sulla spalla di mia madre. Si gira, la abbraccio. Non ci diciamo nulla. Scendiamo nel giardino dell’ospedale. Le panchine sono tutte libere, scegliamo quella vicino alla fontana. Il sole entra rosso tra le foglie. Anche lo spruzzo dell’acqua è toccato da quella luce crepuscolare. Mi alzo per avvicinarmi alla fontana. Appoggio le mani sul parapetto in ferro, fatto di archetti ripetuti. L’acqua è verdognola. Intravedo dei pesci rossi in profondità. Sbriciolo sull’acqua un pezzo di dolce di Emma la fornaia e in pochi istanti i pesci si radunano sotto di me. Aprono le boccucce avidamente, sono rispettosi tra loro, ma forse perché ci sono briciole per tutti. Mi giro verso mia madre. La osservo e lei osserva me. Le racconto di Alfredo e del mio lavoro. Le racconto che a pranzo mi è caduto un cubetto di ghiaccio dentro la camicia di un cliente. Scoppiamo a ridere.

‹‹E lui che ha fatto?›› mi chiede.
‹‹Lui ha fatto un salto sulla sedia! Sembrava che avesse avuto una crisi epile…›› lascio la frase sospesa.
Torna il silenzio. Mi pento di aver pronunciato quella parola. Mia madre rovista nella busta del forno, prende un altro dolce di Emma e lo sgranocchia lentamente. Si fa buio, lancio un sasso dentro la fontana. I pesci si dileguano, poi, quando le acque tornano calme, vengono a cercare le briciole rimaste. Alcuni si arrendono e abbandonano subito la ricerca. Altri insistono e si affrettano per accaparrarsi l’ultimo boccone. Quale di questi pesci sono io? Abbraccio mia madre, ci salutiamo.
‹‹A domani,›› le dico, ma so già che non andrò.  

 ‹‹Non sono più sei, ma dieci,›› mi dice il signor Alfredo senza guardarmi in faccia, passando tra me e una colonna con un vassoio di insalata di mare.
‹‹Come?›› chiedo senza ricevere risposta. Mi guardo intorno, provo a risolvere l’enigma. In sala c’è confusione, un cliente alza la mano, faccio un cenno per fargli capire che l’ho notato e che deve avere un attimo di pazienza. Il signor Alfredo ritorna con delle bottiglie vuote.
‹‹Ragazzo mio, usa un po’ di intuito, noi due ci dobbiamo capire al volo. C’è più logica in questo lavoro che nella matematica che ti insegnano a scuola. Vedi un tavolo prenotato da sei?››
‹‹Sì, quello là, signor Alfredo.››
‹‹Appunto, non sono più sei ma dieci. Prepara gli altri coperti.››
‹‹Sì, signor Alfredo,›› dico avviandomi in sala.
‹‹Dove vai?››
‹‹A sistemare il tavolo.››
‹‹Non si cammina a vuoto! Non si va mai in sala e non si esce mai dalla sala senza qualcosa in mano. Che cosa ho in mano io?››
‹‹Bottiglie vuote!››
‹‹Già, le ho prese da quel tavolo. Ora tu prendi due bottiglie d’acqua liscia dal frigo e gliele riporti, così non fai viaggi inutili.››  

Solo dopo il servizio trovo del tempo per parlare di mia madre con il signor Alfredo, mentre riapparecchiamo la sala per il giorno dopo. La porteranno in una clinica per malati di mente, in città. Potrò andare a trovarla solo la domenica. Mia madre non è malata di mente. Lei è soltanto triste.
‹‹Non è solo questo,›› mi dice Alfredo, ‹‹bisogna avere un sogno, un desiderio per continuare a stare su questa terra, ma questo sputo di paese non ti lascia sognare.›› Mia madre non è malata! Ha solo bisogno di un sogno. Lo dirò ai dottori. Porterò un sogno a mia madre e lei tornerà a vivere.
‹‹Se la portano là non troverà mai un sogno e se non è matta ci diventerà,›› dice il signor Alfredo. Poi prende una pila di piatti e li distribuisce sui tavoli. Prima di appoggiarli li pulisce con un tovagliolo. Io, invece, quando non mi vede, li metto e basta; senza pulirli.

Alessandro Ribeca: