Sostiene Cesare Prandelli, ex ct della Nazionale umiliata in Brasile: “Una volta c’erano eroi poveri in campo e benestanti sugli spalti: applauso garantito. Oggi, il contrario. In campo ci sono persone ricche e sugli spalti persone sempre più povere. Risentimento assicurato. Siamo dei privilegiati, dobbiamo essere comprensivi e generosi”. Ecco le parole del nuovo allenatore della squadra turca del Galatasaray, in una lunga intervista al “Corriere della Sera”, nella quale si assume la responsabilità della sconfitta tecnica nell’avventura mondiale.
Ma ciò che importa è la presa di coscienza pubblica della condizione di “privilegio”, parole sue, nella quale vivono calciatori e allenatori. Consapevolezza che, a suo parere, dovrebbe far scattare la generosità. Verrebbe da dire che è un buon inizio, soprattutto in un Paese che vive sì di invidia sociale, ma anche di povertà crescente. A questo riguardo la sua analisi sociologica ha il valore della verità. I poveri sono tanti e ci guardano. Il sapere di agire sotto il loro sguardo, a qualunque categoria noi apparteniamo, dovrebbe indurci alla sobrietà. In tutte le direzioni. Non solo degli stili di vita, ma anche delle parole. Per non parlare delle promesse e degli impegni. Guai a ingannare i poveri. Messaggio in bottiglia per tutti i governanti.