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Papa Francesco “Questa bella terra richiede di essere tutelata”

Di Gigliola Alfaro

Una giornata di pioggia anche intensa non ha scoraggiato gli oltre duecentomila fedeli che si sono radunati oggi davanti alla Reggia di Caserta per accogliere Papa Francesco. E, alla fine, sono stati premiati. Quando il Pontefice è arrivato ci sono state ancora poche gocce di pioggia, poi le nuvole hanno fatto posto ad un sole fortissimo. Ma a riscaldare i cuori c’erano già la gioia e l’emozione d’incontrare il Papa e di ricevere da lui parole di speranza. Un’attesa che non è andata delusa, perché il Santo Padre ha invitato a “non farsi rubare la speranza”, in una terra purtroppo devastata come quella su cui insiste anche la diocesi di Caserta, come ha ricordato il vescovo, monsignor Giovanni D’Alise, nel suo saluto alla fine della celebrazione.

Ambiente devastato. Sin dal volo in elicottero l’attenzione di Francesco è stata rivolta al problema del degrado ambientale. Come ha rivelato ai giornalisti il vice direttore della sala stampa vaticana, Angelo Scelzo, durante il volo il sostituto per gli affari generali della Segreteria di Stato, monsignor Giovanni Angelo Becciu, ha fatto vedere dall’alto la terra ormai devastata da rifiuti e roghi e il Papa ha commentato: “Terribile”. Un tema che è tornato anche nell’omelia: “Dare il primato a Dio significa avere il coraggio di dire no al male, no alla violenza, no alle sopraffazioni, per vivere una vita di servizio agli altri e in favore della legalità e del bene comune. Quando una persona scopre Dio, il vero tesoro, abbandona uno stile di vita egoistico e cerca di condividere con gli altri la carità che viene da Dio. Chi diventa amico di Dio, ama i fratelli, si impegna a salvaguardare la loro vita e la loro salute anche rispettando l’ambiente e la natura”.

Un popolo che soffre. L’affondo è venuto nelle parole dette a braccio: “Io so che voi soffrite per queste cose. Oggi, quando sono arrivato, uno di voi si è avvicinato e mi ha detto: Padre, ci dia la speranza. Ma io non posso darvi la speranza, io posso dirvi che dove è Gesù lì è la speranza; dove è Gesù si amano i fratelli, ci si impegna a salvaguardare la loro vita e la loro salute anche rispettando l’ambiente e la natura. Questa è la speranza che non delude mai, quella che dà Gesù!”. Ciò, ha precisato il Papa, “è particolarmente importante in questa vostra bella terra che richiede di essere tutelata e preservata, richiede di avere il coraggio di dire no ad ogni forma di corruzione e di illegalità – tutti sappiamo il nome di queste forme di corruzione e di illegalità – richiede a tutti di essere servitori della verità e di assumere in ogni situazione lo stile di vita evangelico, che si manifesta nel dono di sé e nell’attenzione al povero e all’escluso”. Parlando, poi, della festa di sant’Anna, il Pontefice ha incoraggiato “tutti a vivere la festa patronale libera da ogni condizionamento, espressione pura della fede di un popolo che si riconosce famiglia di Dio e rinsalda i vincoli della fraternità e della solidarietà”. Infine, un invito: “Abbiate speranza, la speranza non delude e a me piace ripetere: non lasciatevi rubare la speranza”.

Non solo degrado. Anche nelle parole del vescovo di Caserta, monsignor Giovanni D’Alise, le difficoltà di questa terra: “La Chiesa che è in Caserta – ha spiegato nel saluto finale al Papa – non è risparmiata dalla complessità e molteplicità di problemi che toccano tutti in Campania, non di meno la nostra città e la nostra diocesi”. “Caserta – ha proseguito il presule – è capoluogo di Terra di Lavoro, terra una volta posta nella ubertosa e splendida Campania Felix. Questa Campania non è più ubertosa come un tempo e neanche più Felix per la sua posizione geografica”. Infatti, ha rilevato il vescovo, “questa splendida terra è stata attaccata da più parti, in modo particolare, sventrata e fatta deposito di rifiuti particolari provenienti dall’Italia e dall’Europa, che causano morti e disagi”. Non solo: “C’è anche una disoccupazione che toglie il respiro, strappa la speranza e mortifica le nuove generazioni”. E, in questa terra, “non mancano criminalità e corruzione”. “Santo Padre – ha aggiunto monsignor D’Alise – qui, tuttavia, non ha trovato solo degrado, ma una popolazione che non si abbatte e non demorde, che ha un gran desiderio di essere protagonista di una ripresa, soprattutto spirituale, sotto la guida di Vostra Santità”.

Entro l’anno a Napoli. Appena arrivato, il Santo Padre ha incontrato diciannove vescovi campani e 123 sacerdoti della diocesi di Caserta. Con loro si è confrontato su temi ecclesiali, in un dialogo cordiale e schietto. Poi il bagno di folla, che lo attendeva dalla mattina: Francesco è passato in papamobile tra la folla, che lo acclamava. Poi la Messa e alla fine l’annuncio su una futura visita a Napoli. Papa Francesco, indicando il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, ha scherzato: “Ho sentito che forse i napoletani sono un po’ gelosi. Non so. Ma voglio assicurare ai napoletani che quest’anno sicuramente andrò da loro”. A questo annuncio c’è stato un calorosissimo applauso dalla folla. Tra gli oltre duecentomila presenti, allora molti erano napoletani?

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