MONTEPRANDONE – Al termine dell’incontro organizzato a Monteprandone, siamo andati ad intervistare Andrea Bartali, primogenito di Gino, indiscusso campione del ciclismo mondiale e dell’altruismo di tutti i tempi. Andrea ha realizzato un libro, intitolato “Gino Bartali, mio papà”, edito dalla piccola casa editrice aretina Limina, punto di riferimento di racconti e romanzi che hanno come protagonista lo sport.
Qual è il ricordo più bello di Suo padre, sia come uomo, sia come atleta?
“Come uomo è quello di aver avuto l’amicizia di tutti i pontefici, partendo da Pio XII in avanti perché lui è un uomo di profonda fede. Poi è stato uno sportivo, ha vinto di tutto, è quasi impossibile dire qual è la più bella o la meno bella. Lui diceva che tutte le vittorie, siccome si corre per la vittoria, sono cose importanti e qualsiasi vittoria è bella.”
Non tutti sanno che Suo padre fu giornalista per Avvenire, può raccontare quest’esperienza?
“Papà ha smesso di correre nel 1954 e ha iniziato a collaborare per vari giornali, tra cui questa forte collaborazione con l’Avvenire. Ogni giorno scriveva un articolo sull’Avvenire per quanto riguarda il Giro d’Italia, alcune sue impressioni sullo sport, alcune sue impressioni sul Ciclismo. E’ stata una bella collaborazione di cui n’è stato molto soddisfatto, perché il giornale è conosciuto, lui ha potuto esprimere il suo pensiero e penso che abbia avuto un buon ricordo dell’Avvenire.
Può spiegare le attività della Fondazione che porta il nome di suo padre che ha fondato assieme a Franco Ballerini (vincitore di 2 Parigi Roubaix ed ex Commissario Tecnico della Nazionale di Ciclismo, morto nel 2010, ndr.)?
“La fondazione Gino Bartali ONLUS è stata fondata circa 6 anni fa, con l’intento di difendere il nome di mio padre e di difendere tutta la sua attività perché, sembrerà strano, ci sono delle persone in Italia che con il nome di Gino Bartali fanno quello che vogliono e questo per legge non si può fare. Per cui abbiamo cercato di difenderlo fondando quest’associazione. Tra i soci fondatori di quest’associazione c’era anche mia mamma (Adriana Bartali, recentemente scomparsa, ndr.) e anche Franco Ballerini che era d’accordo in questo mio progetto, cioè Gino Bartali non si ruba a nessuno”.
66 anni dopo Gino Bartali, un altro italiano rischia di vincere il Tour De France, che pensiero e che giudizio ha su Vincenzo Nibali, 29enne corridore messinese?
“Nibali è un ragazzo molto bravo, è un corridore serio, è uno che si prepara, qualche volta l’ho incontrato, qualche volta ho parlato con i suoi amici e con i suoi collaboratori. Penso che abbia la stoffa per vincere questo tour, soltanto che come diceva mio padre è una corsa molto imprevedibile e differente dal Giro d’Italia che ha un certo tipo di strategia. Al Giro si decide sulle Alpi, al Tour si parte dal primo metro e si da battaglia fino all’ultimo metro.
Per concludere, tre aggettivi che sintetizzano suo Padre.
“E’ stato all’ammirazione di tutti, è uno che si è dedicato agli sportivi, non si è tirato indietro. Per lui c’era solo una cosa che non capiva, come la gente potesse partire dal Sud Italia per fare dei viaggi, con tanti sacrifici, per vederlo passare due o tre secondi in curva sulle Alpi, non lo capiva”.